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lunedì 15 ottobre 2018

IL LICEO CLASSICO “OVIDIO” AL VITTORIALE

SULMONA - "Leggere significa dar voce alla parola; dove l’inchiostro resta fermo tra pagina e pagina, lontano dallo sguardo del lettore, la parola muore, e – cosa ben peggiore – con essa ne svaniscono il senso e il significato. Nella pubblica lettura, ciò che fu torna ad essere, l’opera prende vita e vigore, si alimenta, non perisce. Fare e insegnare la letteratura significa anche questo: leggerla, ossia perpetrarla, tramandarla, darle vita, farla respirare.Lo sanno bene i ragazzi del Liceo Classico “Ovidio” di Sulmona, che ormai da tempo portano avanti, sostenuti fortemente dalla Preside Caterina Fantauzzi, progetti di interpretazione e lettura ad alta voce dei testi letterari.
Li abbiamo già ascoltati sul palco del Caniglia di Sulmona, durante le Lecturae e i Certamina, ora da soli, ora in compagnia di nomi noti e notissimi; e ogni volta si compieva il miracolo della tradizione, ossia, etimologicamente, della consegna, verticale e orizzontale, di un sapere eterno chiamato “memoria collettiva”. E condividere la memoria, se parliamo di alta letteratura, vuol dire performare la bellezza. Se, poi, a tornare in vita sono i testi di Ovidio e d’Annunzio, che cantano e richiamano l’Abruzzo più diafano e apollineo, fatto di natura incontaminata e scenari atavici, la bellezza si vena di identità, quasi sgorgasse dal mare nostrum che è la nostra terra.
E di questo i liceali sulmonesi hanno dato nuova prova in un’occasione di pregio, il Convegno “Da Ovidio a d’Annunzio” tenutosi lo scorso venerdì 12 ottobre a Gardone Riviera (BS), nel Vittoriale degli Italiani, che del Vate fu ultimo vezzo e dimora. L’evento, presieduto niente di meno che dalla massima autorità del Vittoriale, il Presidente Giordano Bruno Guerri, ha visto esibirsi i ragazzi del Liceo Classico in una lectura curata ad hoc dalla prof.ssa Sabrina Cardone, incentrata sul mito di Icaro, narrato prima nella versione ovidiana, tratta dalle Metamorfosi, e poi in quella dannunziana, contenuta nel IV ditirambo della celebre opera Alcyone. Il senso dell’operazione è del tutto coerente con la linea di continuità tra Ovidio e d’Annunzio, che, come ha rivelato lo stesso Guerri nel convegno, trova conferma in un inedito del Vate incentrato sull’argomento. Messi l’uno di fronte all’altro, specularmente, quasi attraverso lo storico specchio di Narciso appeso nella Prioria del Vate, i due autori – dittico nostrano – si avvicendano armonicamente, vincendo epoche e distanze, in un’atmosfera atemporale e silenziosissima. Protagonisti della performance gli studenti Sara Terracciano, Umberto Cinotti, Alberto Angelone, Elettra Ferri, Claudio Di Braccio (voci recitanti), Laura De Santis e Ilaria Tagliabue (interventi musicali violinistici) e Beatrice Bonitatibus (intervento coreografico).
Su quel palco, infine, mimetizzato tra gli studenti alla meno peggio, c’era il sottoscritto con la sua chitarra, incaricato, a pochi giorni dall’evento, in virtù del legame indissolubile con il Liceo, di sostenere la performance vestendola di musica; e per quanto mimetizzato e preso dal mio compito – piuttosto ardito –, tra uno studio di Villa-Lobos e un preludio di Bach, non ho potuto fare a meno di lasciarmi travolgere dalla forza del rito che andavamo inscenando. Perché è vero, chi ha assistito – un pubblico eterogeneo, composto da esperti e studenti di tutta Italia – non ha potuto che emozionarsi dinanzi all’imperitura e vivissima tragedia di Icaro, al monito del padre, al volo ardito, alla caduta; ma ancor di più, non ha potuto che emozionarsi davanti alla vigorosa tenerezza di un gruppo di adolescenti nel pieno della formazione, che, seppur figli di un tempo gelido, fatto di indici e touchscreen, compiono ancora, invincibili, il rito della lectura. A loro, alla loro energia e al loro enthusiasmos, senza dubbio, va il più grande applauso".


di Pasquale Di Giannantonio