SULMONA - “Ancora prima dell’occupazione era possibile inserire la clausola sociale di salvaguardia dei lavoratori delle cooperative, oggi licenziati, nel bando di gara per i servizi da garantire al Comune di Sulmona – denuncia Alberto Di Giandomenico del Movimento Italica che sull’occupazione dei dipendenti delle cooperative fa chiarezza – In Comune qualcuno non si è assunto le proprie responsabilità. L’amministrazione ha lasciato occupare, ha omesso di dire che la clausola di salvaguardia poteva essere garantita ancor prima dell’occupazione, insomma qualcuno ha preferito ricorrere all’Autorità nazionale anti corruzione (Anac)
pur di non scegliere e per evitare di rispondere del proprio operato. In breve si è perso tempo prezioso, soprattutto per i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro”. L’accordo politico raggiunto una settimana fa, a conclusione della vertenza dei lavoratori, impegna il sindaco a dare indirizzi nei bandi di gara per tutelare l’occupazione (legge regionale n.27 del 21 aprile 2017) e in particolare per le clausole sociali (art. 3 stessa legge) atte a garantire il riassorbimento, con priorità, di tutti i lavoratori del precedente appaltatore dei servizi. “Era possibile però fare tutto questo ancor prima di occupare l’aula consiliare di palazzo San Francesco. Si sarebbero potuti evitare disagi ai dipendenti e alle famiglie dei lavoratori, si poteva evitare uno stato di agitazione che ha messo in subbuglio un’intera città che non riesce più a tamponare l’emorragia di posti di lavoro persi. In breve, il Segretario generale comunale Francesca de Cammillis non ha disposto, a tempo debito, la clausola di salvaguardia per i lavoratori coop quando poteva garantirla, è lei che decide e ne ha competenza assoluta. A chi sta cuore la sorte di questi lavoratori? Forse a chi si lava le mani come Ponzio Pilato? – aggiunge il leader di destra - La questione sarà politica, ma umanamente importa? A me importa perché i dipendenti sono stati licenziati, perché tutto questo tempo a non far nulla ha creato disagi e sofferenza – e domanda Di Giandomenico – Invece di inviare il tutto all’Autorità nazionale anticorruzione non si poteva garantire la clausola di salvaguardia dei lavoratori magari consultando, in merito, gli uffici competenti del Comune dotato di un valido ufficio legale, di dirigenti capaci e professionali e persino di un Segretario generale comunale? Insomma, per l’occasione si è delegato all’esterno una decisione che poteva essere assunta a palazzo San Francesco e doveva essere presa tempestivamente – conclude il coordinatore di Italica che sottolinea la questione squisitamente politica, ma fondamentale – Chiedo al sindaco Annamaria Casini le dimissioni del Segretario generale che quotidianamente dovrebbe assumersi la responsabilità di quanto decide, per questo è impiegata, non per altro”.
Alberto di Giandomenico.
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