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venerdì 20 giugno 2025
SUICIDIO ASSISTITO. D'INCECCO (LEGA ABRUZZO): MORTE NON È SOLUZIONE, INVESTIRE DI PIÙ SULLE CURE PALLIATIVE
L'AQUILA - "Un tema così delicato come quello del fine vita non può essere normato a livello regionale. Va affrontato attraverso una legge nazionale, discussa e votata dal Parlamento. Le Regioni non hanno competenza su materie così profonde e decisive per la vita e la dignità delle persone. Su questo siamo in linea con la posizione del Governo. Piuttosto dobbiamo investire maggiormente sulle cure e in particolare su quelle palliative". Lo dichiara Vincenzo D'Incecco, Capogruppo della Lega in Regione e presidente della Commissione Bilancio a proposito della proposta di legge regionale sulle ‘Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito’ respinta oggi pomeriggio dal Consiglio regionale. "Le istituzioni e lo Stato - prosegue D'Incecco - devono prendersi cura dei cittadini, sostenendoli, cercando di alleviare loro la sofferenza, non legittimando la morte come soluzione. Parlare di amore e dignità, come si fa, nel contesto del suicidio assistito è una forzatura. La legge di oggi voleva normare un atto che porta una persona a scegliere di morire prematuramente. Non possiamo attenuare con il linguaggio la gravità di una scelta così estrema. La vita – prosegue D’Incecco – è fatta di gioie ma anche di dolori, e purtroppo anche di sofferenza. Fa parte della condizione umana. Così come non decidiamo quando nasciamo, non dobbiamo decidere quando morire. Lo Stato non deve offrire una puntura o una pillola, ma una carezza, una presenza, un sostegno. E poi come si fa a essere certi che una persona voglia davvero morire? Una commissione medica può davvero giudicarlo? E se quel desiderio cambia dopo un istante? Le leggi non si fanno sui casi individuali, ma per costruire una società che aiuta le persone a vivere". D'Incecco lancia quindi un monito: "Se iniziamo da qui, tra trent’anni rischiamo di discutere se convenga o meno tenere in vita un anziano di 90 anni o un bambino malato come è successo al piccolo Alfie Evans. Ci chiederemo: vale la pena? Costa troppo? La sanità può reggerlo? Una porta che si apre oggi rischia di diventare un portone domani. Per questo dobbiamo investire seriamente in cure palliative, in strutture e associazioni che aiutano chi soffre. Un sorriso, una parola, una presenza valgono molto di più di un atto irreversibile. Ho votato contro – conclude D’Incecco – perché credo che le istituzioni debbano abbattere la sofferenza, non il sofferente".
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