(intervista video Carrara pres. com. mont. peligna)
SULMONA – Che i Pit (18 milioni di euro) abbiano costituito una boccata
d’ossigeno per l’intera area peligno sangrina dal 2000 al 2006 è l’aspetto
primario emerso dall’analisi valutativa effettuata dai dirigenti e funzionari
del Ministero dello sviluppo economico (UVAL-DPS), presentata ieri nella sede della Comunità Montana Peligna. Tempi e termini stabiliti tutti rispettati,
buona capacità di realizzare gli interventi, ma è mancata una visione organica
e strategica. Il neo che affiora dal quadro illustrato, infatti, è la frammentazione degli interventi, rispetto alla concentrazione sui grandi
progetti di sistema, indice di una sorta di debolezza del territorio. Secondo i dati è la ricettività turistico alberghiera, con
agriturismi e bad and breakfast, uno dei settori che ha beneficiato
maggiormente delle risorse messe a
disposizione per Sulmona e Alto Sangro, crescendo del 14%
rispetto al 5% in Provincia dell’Aquila.
Nei 6 anni è aumentato il numero sia degli alberghi,
da 118 a
136 (soprattutto a Barrea, da 2
a 4, a
Castel di Sangro, da 4 a
6, a Roccaraso,
da 21 a
25, a Pescasseroli, da 26 a 32) con incremento dei
posti letto (da 1540 a
1836 per Roccaraso, da 1272 a
1472 per Pescasseroli), sia degli agriturismi, da 24 a 32 (Pescocostanzo da 32 a 44). Raddoppiati i bad
and breakfast (da 22 a
54) con più posti letto, da 164
a 362 (soprattutto a Sulmona da 5 a 11), mentre nel resto della
provincia da 31 a
148. E’ il turismo, dunque, a fare la parte da leone
nel centro Abruzzo. La
percentuale dei Pit spesa dal territorio è pari al 95,83%. Gli interventi
di maggior importanza sono stati gestiti dal Consorzio industriale (il 25,41% spendendo il 99, 95%) e dalla Comunità Montana Peligna (il 14,15%
spendendo 90,81) insieme a Sulmona,
Castel di Sangro (7,93%) Raiano (7,74%) Pratola Peligna (6,63%) mentre
tutti gli altri non superano il 4% delle risorse complessive. Gran parte delle risorse è confluita per l’agevolazione delle imprese. Nonostante il margine di libertà poco
elevato, a causa dei vincoli del Docup che disegnava un sentiero stretto, nei
paesi si sono registrati interventi e microprogetti per opere pubbliche,
recupero dei centri storici, opere di canalizzazione per il passaggio delle
fibre ottiche, per alcuni ha consentito l’ingresso nel circuito Anci dei Borghi più
belli d’Italia. “Un’operazione intelligente quella di investire cifre sostanziali
sul territorio montano soprattutto in un momento in cui le risorse sono sempre
meno” ha affermato l’assessore regionale
Carlo Masci nel suo conciso discorso, premendo sull’importanza della
valorizzazione delle peculiarità e tradizioni di ogni realtà locale, poiché
riscontra un gran fermento, sostenendo che “ogni paese dovrà imparare a
mettersi in rete individuando le proprie caratteristiche per poterle sfruttare”.
Ha citato l’esempio del progetto di Roccamorice che punta al ritorno alla
pastorizia con una nuova prospettiva. “Si sta riscoprendo l’agricoltura che può
diventare sviluppo locale in rete”. “Per molto tempo non ci saranno risorse
regionali per i locali, perché servono per sanare i debiti, ma ci sono quelle
europee che non sono state ampiamente sfruttate”
Tutti concordi sulla positività del Pit e sulla occasione sia per capire, a distanza di anni, l’efficacia degli interventi sia per assimilare
la lezione dal passato, al fine di progettare la crescita futura del territorio.
“Abbiamo acquisito, però, consapevolezza che il
lavoro va fatto insieme. Il problema per il territorio è la confusione tra il
grande progetto e la pensata del momento.” ha detto Antonio Carrara presidente
della Comunità Montana Peligna, convinto non solo della buona capacità del
centro Abruzzo di mettere in atto gli interventi con i Pit, sia della
positività di un'analisi realizzata da soggetti esterni. G.S.