A rendere ancora più amara la vicenda è il quadro normativo: «L’imputato non sconterà nemmeno un giorno di carcere, perché la nuova legge del 2025, che inasprisce le pene per i reati contro gli animali, non è applicabile a fatti precedenti come questo. Temiamo inoltre che il reato possa cadere in prescrizione. Per questo facciamo appello alla magistratura affinché sia inflitta la pena più severa possibile e non si aggiunga ingiustizia all’ingiustizia».
«La Procura dovrà ora affrontare un delicato compito: dimostrare la sussistenza del dolo e la configurazione del reato. Chiederemo al pubblico ministero di considerare, oltre all’articolo 544-bis del Codice Penale, anche la violazione della Legge 157/92 sulla caccia. Sono state sollevate alcune eccezioni preliminari dalla difesa dell’ imputato e il giudice si è riservato. Con separata ordinanza ha disposto il rinvio al 18 luglio 2025 alle ore 12:30 per lo scioglimento della riserva», sottolinea Francesca Pantanella, legale dell’Associazione Animalisti Italiani.
Il presidio organizzato dagli Animalisti Italiani insieme ad altre associazioni, tra cui OIPA, WWF, LAV e Appennino Ecosistema, ha voluto ricordare a istituzioni e opinione pubblica che la tutela della fauna selvatica non è solo un obbligo giuridico, ma un imperativo morale.
Il processo prosegue: la speranza è che giustizia sia fatta per Amarena e per i suoi piccoli".
Ufficio Stampa Animalisti Italiani
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