Un detenuto riottoso al regime penitenziario, a quanto pare per via di un cambio cella dallo stesso non gradito, si è reso autore di multipli ed alquanto insani gesti volti alla destabilizzazione del regolare svolgimento della vita intramurale.
Non consono dell'obbligo sotteso al rispetto delle regole, l'energumeno ha dapprima minacciato un ispettore ed un Sovrintendente di polizia penitenziaria per poi mettere a rischio, in piena notte, l'incolumità del personale e dei restanti detenuti minacciando di incendiare suppellettili in uso all'interno dei penitenziari italiani. Oggetti alcuni dei quali fatti di un materiale in grado di provocare un'enorme quantità di fumo tossico e proprio per questo estremamente pericoloso.
Solo attraverso la professionalità degli uomini di stanza al carcere peligno si è evitato il peggio.
La situazione presso l'Istituto di Sulmona è diventata negli ultimi tempi davvero molto incandescente.
Sembrerebbe che l'assegnazione di oltre 30 detenuti, in un contesto già di per sé sovraffollato, stia generando forti malumori tra i detenuti soprattutto tra coloro i quali, avendo vissuto per molto tempo da soli in cella, sono costretti ora a doversi dividere lo spazio loro riservato con un'altra persona.
Una decisione quella presa dal DAP che stride fortemente, inoltre, con la necessità di avere spazi per la gestione delle quarantene pro Covid.
Gli ergastolani sono tra coloro i quali, avendo dalla loro parte uno spaccato del Codice Penale ( art.22) che li dovrebbe obbligare a vivere( salvo loro contrarie decisioni) la detenzione in isolamento notturno ( da soli quindi in cella), mal sopportano la situazione (di fatto illegittima) venutasi a creare.
Cosa abbia spinto il DAP a prendere una decisione del genere non è dato saperlo.
Quello che si sa è che il caos nel carcere di Sulmona regna sovrano e con esso lo stress che sta rendendo impossibile la vita ai poliziotti penitenziari.
La UIL PA polizia penitenziaria auspica, proprio per evitare di andare incontro a pericolosi risvolti, ad un ripensamento della decisione presa.
Il carcere sarà pure un luogo di espiazione della pena ma non un posto ove la tortura debba attanagliare la sfera interiore e le speranze di chi in quel posto ci va semplicemente per portare un pezzo di pane a casa e non a dover subire minacce per un diritto di fatto negato ma da loro non voluto....anzi..."
F.to Mauro Nardella segretario organizzativo UIL Pubblica Amministrazione L'Aquila
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