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mercoledì 2 febbraio 2022

"IL MIRACOLO DI LILLO, IL DETENUTO E IL POLIZIOTTO"

SULMONA -"Era un caldissimo giorno di giugno. L'aria si faceva sempre più asfissiante e,  come spesso accade in un carcere fatto di ferro e cemento,  il termometro si presentava talmente schizzato alle stelle che tutto invitava a fare fuorché mettersi in moto.Tuttavia il giro di ronda non può mai mancare in un istituto penitenziario per cui anche quel giorno, " nell'altoforno" di piazzale vittime del dovere, non si potette fare a meno di farlo.Non si capisce come ma ad un certo punto il preposto del Reparto"Blu", per intenderci il caposquadra posto a capo del drappello di poliziotti penitenziari comandati di  servizio in uno dei padiglioni di quello che rappresenta uno dei più importanti e famosi carceri d'Italia, senti dei miagolii provenire dal  tetto del nuovo padiglione appena ultimato.I lamenti del gattino lasciavano trasparire la grave e drammatica difficoltà nella quale si trovava in quel momento.

Non si perse tempo.

 Il preposto decise istintivamente di capire cosa stesse succedendo ed  insieme ad un detenuto intervenne affinché si ponesse la parola fine a quel martirio.

La situazione che si  presentò agli occhi dei due fu davvero raccapricciante.

Un micino bianco e nero, con degli splendidi occhi blu, si dimenava nel metallo infuocato di una grondaia alla ricerca disperata di aiuto e per di più in mezzo ai corpi esanimi dei suoi fratellini.

Non si capisce bene se la mamma li avesse abbandonati o, nella peggiore delle ipotesi, fosse morta.

Fatto sta che il gattino si  presentò in una condizione davvero pietosa.

Che fosse ancora in vita rappresentava già di per sé davvero un miracolo.

Ma il vero miracolo, quello della simbiosi umana, doveva ancora compiersi.

Il preposto e il detenuto dopo averlo raccolto, con innata delicatezza e straordinaria sensibilità  lo portarono in un luogo più sicuro.

Li venne  preso in consegna da un altro detenuto e con commovente delicatezza fu dallo stesso subito rifocillato  e alimentato.

I giorni che seguirono al ritrovamento videro il materializzarsi di una vera e propria gara di beneficienza.

Poliziotti intenti a comprare latte, altri alla ricerca di biberon per farglielo bere con più facilità e alcuni detenuti, invece, che provvedevano all'alimentazione del minuto animaletto, rappresentò per molti giorni la scena più bella che un luogo così sociologicamente impostato è stato mai in grado di offrire.

Dopo che fu rimesso in forza ecco presentarsi al cospetto del gattino Alessandra, un Sovrintendente di polizia penitenziaria prestata all'ufficio comando del carcere.

Se il miracolo per "Lillo", così venne ribattezzato il gattino, si è compiuto nella sua interezza lo si deve  proprio ad Alessandra. 

Colei la quale, cioè, non solo contribuì in maniera determinante al suo recupero ma anche e soprattutto quella persona che riuscì finanche  ad adottarselo relegandolo a componente della famiglia.

Lillo da quel momento entrò in pianta stabile nella sua vita.

Trattato meglio di un figlio

ora vive rinsavito, come meglio non poteva essere, in casa della poliziotta.

Da piccolo e morente qual era si  ritrova oggi ad essere non solo  splendido esempio di maschio di gatto di otto mesi ma modello  di quella che sta diventando sempre più merce rara nel difficile  mondo che ci circonda ma che stranamente la si  ritrova nel posto dove meno te l'aspetti qual è il carcere: LA SOLIDARIETÀ UMANA!

D'altronde il carcere di Sulmona, così come la storia ci ha insegnato è anche questo... soprattutto questo!"





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