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mercoledì 25 agosto 2021

"LUNGA SCIA DI SANGUE SU VIALE DELLA STAZIONE" UN BREVE RACCONTO PER NON DIMENTICARE

SULMONA - "...i morti sono stati tanti e trasportati al cimitero con le mambrucche ( un carretto di legno a quattro ruote). I feriti invece portati all'ospedale civile che prima si trovava a Palazzo dell'Annunziata...Dalla stazione all'ospedale c'era una striscia di sangue continua, una specie di rivolo che scorreva sulla strada..."È con queste parole che Caravita Pacella, così come riportato nel libro " E si divisero il pane che non c'era", scritto da Mario Setta, Rosalba Borri e Maria Luisa Fabiilli Faraglia, ha voluto descrivere la sua esperienza vissuta durante i bombardamenti del 27 Agosto 1943.Una testimonianza drammatica che dà un'idea di quello che hanno potuto vivere i testimoni di quel macabro scempio.

Non meno drammatica è stato il racconto dell'allora commissario di P.S. Gallo il quale nel suo rapporto trimestrale sulle vittime di guerra inviato alla Reggia Prefettura e Questura dell'Aquila scriveva:" Durante la incursione nemica sulla città di Sulmona e sullo scalo ferroviario lamentatasi il giorno 27 agosto dalle ore 11.36 alle ore 11.56 si sono deplorati 120 morti sinora accertati. Di essi 22 non sono stati identificati, giacché, evidentemente, erano viaggiatori di transito per lo scalo di Sulmona.


Sono stati fotografati e seppelliti nel cimitero di Sulmona, insieme a tutti gli altri cadaveri riconosciuti.

Sono stati inoltre rinvenuti, sui luoghi dove maggiormente ha infuriato il bombardamento:

6 coscie con gambe, 2 gambe, 5 braccia con avambraccio, 2 braccia, 5 piedi e 5 mani.

Resti che non appartengono ai cadaveri sopra menzionati.

Il numero delle vittime quindi deve ritenersi superiore a 120....".

Alla fine di quell'evento, che nell'immaginario di coloro lo hanno vissuto personalmente è stato più volte ripreso con la frase " hanno zappato la Stazione", non si saprà mai il numero esatto delle vittime seppur in molte citazioni viene riportato 150 quale computo totale dei decessi.


Il tutto è stato conseguenza di un attacco aereo fatto di un misto di bombardamento e mitragliamento e che, attraverso l'utilizzo di decine di fortezze volanti e liberator anglo-americani, oltre a radere al suolo due strategici  obiettivi quali erano la stazione ferroviaria e la fabbrica militare della Montecatini posta ai piedi del Monte San Cosimo,uccise numerosi civili e, così come ricordato nella lapide incardinata sul muro che da sul marciapiede del primo binario della stazione, ben 29 ferrovieri.

Mezz'ora di bombardamento e mitragliamento che trasformarono una tranquilla mattina di fine estate in una macelleria fatta di grida di feriti, corpi lacerati, frammenti di carne scaraventati sulle pareti e sangue, tanto sangue da colorare di rosso l'acqua del vicino fiume Vella e, come detto, l'intero viale della stazione.


La maggior parte andarono incontro alla morte credendo di potersi riparare nel boschetto posto di fronte l'uscita della Stazione e ove, proprio per commemorare quelle vittime, venne costruita la chiesa( Chiesa della Madonna Pellegrina) dove ogni anno ( o quasi) si tiene una messa a suffragio di quell'evento ( quest'anno si ripeterà, stante le informazioni in nostro possesso, alle 17.30 di Sabato p.v.).

Sfortuna ha voluto che proprio a quell'ora si sono concentrate in stazione ben 4 coincidenze di treni.

Chissà se operando l'incursione in un orario antecedente non si sarebbe parlato di ben altra vicenda?

Fatto sta che la liberazione dai tedeschi da parte degli alleati, anche a seguito di altre incursioni aeree, i sulmonesi l'hanno maturata versando un tributo di sangue che non può essere veicolato verso l'oblio ma rievocato ogni volta che si può.


Un po' di educazione civica e storica non farebbe male tramandarla ai giovani di oggi visto che l'unica cosa che l'avrebbe resa più interessante e costruttiva, ovverosia la leva obbligatoria ( che non sarebbe male ripristinare), oggi le ultime generazioni non sanno neanche cosa sia.Comunque vada la storia non la può cancellare nessuno e con essa la lunga scia di sangue di viale stazione di quel terribile 27 agosto del 1943.

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