L'AQUILA - La CGIL e la FLAI CGIL Provinciale L’Aquila, nell’esprimere dolore e costernazione per la morte del pastore Korouma Ousmane, trovato senza vita nelle montagne di Goriano Sicoli, intendono portare all’attenzione dell’opinione pubblica il problema diffuso dello sfruttamento dei lavoratori migranti nella nostra provincia. Le condizioni di vita e, purtroppo di morte, di Korouma Ousmane, non sono dovute al caso, ma sono determinate direttamente dallo sfruttamento e dal disprezzo per la vita e la dignità dei lavoratori stranieri. Vivere e morire in assoluta solitudine in un alloggio ricavato dai locali per la stagionatura di un ex caseificio, in una stanza 3 metri per 3 metri, con un fornello ed un giaciglio di fortuna sono conseguenze di nuove forme di schiavismo di fronte alle quali non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo tacere.
Ancora una volta la CGIL e la FLAI dicono basta al ricatto imposto dai nuovi ‘padroni’ ai lavoratori spesso invisibili che popolano le campagne e le montagne delle nostre aree interne. In attesa degli accertamenti degli enti preposti sulle cause della morte e sulla regolarità’ dell’applicazione del Contratto individuale di lavoro, esprimiamo pieno cordoglio alla famiglia del lavoratore originario della Guinea ed alla sua comunità, chiedendo nel contempo interventi utili affinché non si ripeta mai più una tragedia simile.
È inammissibile morire di lavoro.
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