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lunedì 6 novembre 2017

BONIFICA BUSSI: BRACCO:“QUESTIONE A DIR POCO NEBULOSA”

BUSSI - "Dopo 45 anni la storia del Sito di interesse nazionale (SIN) di Bussi trova qualche certezza. Nella riunione che ha avuto luogo il 31 ottobre scorso, infatti, il Ministero dell'Ambiente ha ritenuto insufficiente la proposta di Edison. L'applicazione di una lastra di plastica in prossimità dell'alveo fluviale e il semplice 'tombamento' dei terreni contaminati accompagnata da operazioni di decontaminazione, costituiscono i contenuti di una proposta irricevibile. Proposta certamente di estrema economicità per Edison stessa ma assolutamente non risolutiva e per nulla conforme alle norme". E' questo parte del contenuto della nota stampa diramata dal Consigliere regionale Leandro Bracco. "Gli ecoreati accertati – prosegue l'esponente di Sinistra Italiana – devono trovare concreta corrispondenza in specifici interventi di bonifica affinché possa avere piena attuazione il principio secondo il quale 'chi inquina paga'". "Questa tesi – evidenzia Bracco – viene sostenuta da parecchio tempo dal locale circolo di SI e soprattutto dai cittadini di Bussi sul Tirino che portano sulla propria pelle i segni di una ferita di cui non hanno alcuna responsabilità e per la quale, giustamente, pretendono giustizia. E' giunta l'ora di avviare concrete operazioni di bonifica e ci si augura che nel brevissimo periodo si possano muovere i primi passi di un percorso atteso da tempo immemore. D'altra parte il SIN di Bussi sul Tirino è stato individuato e perimetrato oltre nove anni fa. Il relativo decreto ministeriale reca, infatti, la data del 29 maggio 2008". "La bonifica con l'asportazione dei terreni contaminati – rimarca Bracco – non può più essere rinviata. Ma se da un lato i cittadini bussesi hanno appreso con favore la notizia con la quale il ministero ha bocciato la proposta Edison, la medesima collettività di Bussi non può non continuare a domandarsi cosa accadrà delle discariche soprannominate 2A e 2B". "Con una operazione del tutto nuova infatti – sottolinea Bracco – il 4 aprile scorso il Comune di Bussi sul Tirino, unico caso in Italia, ha acquisito dal colosso belga della chimica Solvay terreni inquinati corrispondenti alle discariche 2A e 2B ricompresi nel perimetro del SIN. Un'operazione giustificata dal fine di avviare la reindustrializzazione dell'area e che con il passare dei mesi non solo desta preoccupazione riguardo agli stanziamenti necessari per gli interventi di bonifica ma che appare sempre più difficile da decodificare". "Basti dire infatti che ancora oscuro rimane il contenuto del protocollo d'intesa sottoscritto fra Comune, Regione Abruzzo e la società Uniholding-Unichimica (oggi società Filippi Pharma) finalizzato al rilancio produttivo-occupazionale e alla reindustrializzazione del polo di Bussi sul Tirino". "E come se questo non bastasse – evidenzia il Consigliere di Sinistra Italiana – ciò che desta preoccupazione è quanto scritto nella recente delibera del Consiglio comunale di Bussi del 13 ottobre scorso. Nel documento si legge infatti 'vista la nota della soc. Filippi Pharma (nuova denominazione di Soc. Unichimica) acquisita al protocollo dell'Ente in data 09.10.2017, nella quale viene ravvisata una possibile criticità inerente il realizzando insediamento produttivo, relativa all'esistenza di un vincolo regionale paesistico (zona A1 Conservazione integrale), che insisterebbe su una porzione terminale dell'area concessa in diritto di superficie finalizzata al predetto insediamento'". "Improvvisamente – afferma Bracco – l'operazione di reindustralizzazione in ragione della quale il Comune di Bussi ha acquistato terreni, trova sulla propria strada una criticità. Vale la pena considerare come sarebbe stato assolutamente semplice durante la definizione degli accordi riscontrare l'esistenza di un vincolo così rilevante. Perché il Comune, all'atto dell'acquisizione di detta area da dare poi in diritto di superficie alla Filippi Pharma, non ha attuato un piano di lottizzazione come dettato dalle norme tecniche attuative del piano regolatore esecutivo di Bussi? Tutto questo invece viene accertato solo dopo che le aree sono state cedute dal colosso belga". "Così per poter rimuovere questa criticità il Comune di Bussi oggi è costretto a chiedere alla Regione Abruzzo una variante del Piano regionale paesistico". "Tutto questo – conclude Leandro Bracco – pone seri dubbi sulle prospettive e sugli eventuali tempi di reindustrializzazione delle aree comunali".