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mercoledì 27 settembre 2017

TURNI ALLA MARELLI, LA FIOM RIACCENDE LA POLEMICA

SULMONA – “Il passaggio dai 18 ai 17 si è dimostrato del tutto fittizio”. Esordiscono così le Rsa/Rls della Fiom Cgil della provincia dell’Aquila sui turni dello stabilimento Magneti Marelli che riaccendono tensioni e polemiche. Nei giorni scorsi il sindacato ha chiesto un incontro urgente con l’azienda sullo straordinario dei lavoratori. Oggi si torna a parlare del cambio dei turni con la Fiom che non appare affatto soddisfatta. “Già un anno fa, la Fiom denunciava un utilizzo improprio dell’aumento di turni, volto non a soddisfare una crescente richiesta di mercato, bensi’ a scaricare sui lavoratori tutta l’inefficienza dei macchinari, che abbandonati come dei rottami in uno sfascia-carrozze, tiravano ancora avanti solo grazie agli sforzi dei lavoratori”- intervengono dal sindacato. Secondo la Fiom “la situazione non è cambiata neanche con l’arrivo dei 17 turni (finti), infatti nonostante si sia ridotto di un turno l’attività lavorativa ordinaria, i macchinari restano quelli di sempre, cioè dei rottami tenuti su col ferro filato e mandati avanti da lavoratori instancabili, che come sempre continuano a dimostrare una forza di volontà e una tenacia che spiazza l’azienda, la quale non sa più cosa inventare pur di dimostrare agli occhi dell’opinione pubblica che lo stabilimento è in difficoltà a causa dei lavoratori. A dimostrazione di quanto detto basta guardare quello che si è verificato durante lo straordinario obbligatorio di domenica 24 settembre, imposto dall’azienda per “recuperare produzione”. I lavoratori sono stati costretti, oltre che ad uno straordinario obbligatorio volto a recuperare le negligenze aziendali, all’ingresso in azienda alle ore 00.30 del 25.09.2017, vedendosi cosi sottrarre anche lo straordinario festivo”- tuonano i sindacalisti. La Fiom conclude sostenendo che “i 18, i 17 turni, i 20 turni su alcune linee, gli straordinari obbligatori, sono una conseguenza, e non la causa. La causa è la scelta dell’azienda di disinvestire sui macchinari, di non comprare pezzi di ricambio, di non programmare una reale ed effettiva manutenzione preventiva che renda gli impianti efficienti”.