
con F. P. Michetti e i fratelli Palizzi e di conseguire l'affidamento dell'insegnamento presso le Accademie di Belle Arti di Torino e Venezia, riuscendo ad elaborare un personalissimo stile pittorico che, distaccandosi dall'estetica del vero sociale in voga alla fine dell'ottocento, approda alla definizione di nuove forme e stilemi propri ed originali, più attinenti alla contemporaneità artistica europea dei primi del novecento. Le sue opere esprimono, così, un raffinato gusto estetico nutrito di evidenti contributi e stimoli poetici divisionisti e simbolisti, nonché liberty, e richiamano atmosfere vicine alla figurazione d'oltralpe, francese e tedesca, ed una propensione particolarmente felice alla paesaggistica ed alla ritrattistica a pastello. Tutto questo lo proietta sulla scena artistica nazionale sino alla partecipazione alla XIII Biennale di Venezia del 1922 nella quale fu selezionata e premiata la sua opera incisoria all'acquaforte dal titolo “Cansano” (Alle pendici della Maiella).Questa donazione darà seguito, nei mesi a venire, all'allestimento di una mostra dedicata all'illustre artista pratolano ed alla pittura ottocentesca abruzzese a cura del costituendo Comitato Promotore ed Organizzatore per la conoscenza e la diffusione dell'opera di Amedeo Tedeschi con il Patrocinio dell'Amministrazione Comunale di Pratola Peligna e dell'Amministrazione Provinciale dell'Aquila, con l'apporto della Banca di Credito Cooperativo di Pratola Peligna e di Collezioni Private locali per il prestito delle opere e con il necessario contributo economico e finanziario di Istituti ed Imprese abruzzesi particolarmente sensibili ai temi dell'Arte e della Cultura. Altro importante passaggio per rendere omaggio duraturo alla figura di Amedeo Tedeschi sarà l’intitolazione della locale Pinacoteca Civica ad Amedeo Tedeschi con l’individuazione di una Sala esclusiva da dedicare a queste ed ad altre sue opere da reperire sul mercato o attraverso altre donazioni. L’Amministrazione comunale e tutta la cittadinanza di Pratola Peligna ringraziano per questa splendida donazione le due generosissime signore di Sulmona ma un doveroso ringraziamento va fatto anche ad Alfredo Lerza che, con la propria opera di intermediazione, ha reso possibile la realizzazione di questo felice evento culturale.
Amedeo Tedeschi, nasce a Pratola Peligna nel 1874, figlio di Giustino, notaio in Pratola, e di Angelina De Marinis di famiglia nobile.
Amedeo decide di non seguire le orme del padre, ma amante di ciò che lo circonda e innamorato della natura e dell’arte, si trasferisce a Napoli dove frequenta l’accademia di Belle Arti sotto la guida di Domenico Morelli un maestro dell’epoca, di Antonio Mancini e Teofilo Patini suo conterraneo di Castel di Sangro.
Proprio con Teofilo Patini del quale diviene intimo amico, tanto da essere lui stesso modello per il San Antonio affrescato nella chiesa della Madonna della Libera di Pratola Peligna, collabora nella realizzazione degli affreschi della navata, dei Quattro Evangelisti e del Mistero della Trinità.
In Amedeo Tedeschi non c’era solo lo spirito dell’artista ma anche quello del viaggiatore e così di quell’ Italia dei primi del novecento ne percorre le strade arrivando a Bologna dove si innamora di Ione Melotti, fermandosi per un periodo sufficiente ad affrescare la chiesa di Piumazzo presso Castel Franco Emilia e sposarsi.
Dal matrimonio nel 1910 a Roma nasce Bruno; pochi anni dopo scoppia la guerra e lui ufficiale pur non amandola la combatte, congedato si trasferisce a Torino dove continuando la sua attività di pittore, insegna all’accademia d’arte ma lo spirito irrequieto lo porta ancora una volta a spostarsi, questa volta nella città dei sogni Venezia, dove si innamora della laguna dei vicoli e delle calle e dove perfeziona un’altra arte, quella incisoria l’Acquaforte
All’accademia della città lagunare diviene amico di altri artisti dell’epoca Ettore Tito e Beppe Ciardi e i suoi lavori vengono accolti alla Biennale di Venezia di cui vinse nel
1922 il primo premio con l’opera dal titolo “ Cansano”.
E’ amico e conoscente di molti personaggi dell’epoca da Umberto Saba a Gabriele D’Annunzio ma il suo amore per l’arte e per il proprio paese lo riconducono in Abruzzo e su incarico del Ministero della Pubblica Istruzione restaura gli affreschi nella chiesa dell’Annunziata di Sulmona , opera che però non porterà a termine e che affiderà al suo allievo Camillo Gianmarco di Sulmona.
L’uso dell’acido nitrico utilizzato per le Acqueforti stroncherà la sua vita, muore a Sulmona nel 1924 a soli 50 anni.