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giovedì 26 marzo 2015

"LA VALLE PELIGNA E' RESILIENTE, CREDE NEL CAMBIAMENTO, MA CHIEDE MAGGIORE PARTECIPAZIONE"

SULMONA – Ambisce alla costruzione di un territorio a misura di fragilità umana, riconosce e utilizza le tecnologie e piattaforme abilitanti disponibili, la sua forza è una comunità resiliente, è in grado di sognare, nutrire ambizioni di cambiamento. E’ questo l’identikit del sistema di welfare peligno, elaborato dai ricercatori di Territorio Sociale e condiviso questa mattina nel corso dell’evento svoltosi a Sulmona “Dal social cafè al territorio: una ricerca per lo sviluppo e la pianificazione sociale” organizzato dalla cooperativa Nuovi Orizzonti Sociali,
con il sostegno di Territorio Sociale, in occasione del trentennale di attività della NOS.
L’incontro di stamani ha preso spunto dal social café, svoltosi lo scorso 15 gennaio, a cui hanno preso parte utenti e portatori di bisogno, operatori del sociale, politici locali ed esponenti del mondo associativo e scolastico del territorio.  Il social cafè è un processo di ricerca-azione che mira a ricreare l’atmosfera informale del bar, in cui differenti portatori di pensiero – in questo caso rappresentanti delle categorie anziani, disabili e minori-giovani-famiglia - realizzano una comunicazione rilassata che permette uno scambio di idee fluido e difficilmente condizionato da fattori disturbanti. L’obiettivo del social cafè è stato quello di riflettere sul sistema dei servizi socio assistenziali della Valle Peligna tenendo conto non solo del ruolo degli enti pubblici, ma anche delle dinamiche “dal basso”.

La fotografia sociale della Valle Peligna evidenzia il ruolo forte delle cooperative, delle associazioni, della società civile e delle famiglie e lo sforzo evolutivo compiuto nelle scuole; la ricerca di fonti di finanziamento innovative e la fiducia (sfida) nell’uso intelligente dei nuovi media a supporto dei servizi sociali. I soggetti interessati iniziano a essere resilienti, in grado di proiettare sogni e collocare ambizioni nel tempo a venire e con la montante consapevolezza del ruolo che i locali soggetti pubblici e privati del sociale devono acquisire a tutela delle fragilità umane. Rispetto a tale rappresentazione, tuttavia, è stato sottolineato come in Valle Peligna occorrano ulteriori interventi di sensibilizzazione e orientamento. Servono incontri, interazione, scambio, sostegno reciproco. In alcuni casi le dinamiche positive, che pure si sono innescate, appaiono precarie e incerte, come se appoggiassero su una base intangibile di timore che spazia dal presente critico al futuro nebuloso.
Il rapporto è stato condiviso con la cittadinanza e i decisori locali e regionali, presso i locali di Soul-Kitchen.
“La ricerca e l’innovazione sono fondamentali per produrre crescita nel sociale – ha dichiarato l’assessore regionale alle Politiche sociali, Marinella Sclocco, intervenuta al social cafè - Ben vengano iniziative di questo genere che ci mostrano la parte più gioiosa del sociale. Il cambiamento reale può avvenire solo co-costruendo, facendo sì che tutti si sentano responsabili, ciascuno per il proprio pezzo, della costruzione delle politiche sociali”.
“Il terzo settore è sicuramente una officina di lavoro e di servizio alla società – ha aggiunto Gino Milano, presidente del CSV della provincia dell’Aquila - L’importante è che le sue componenti non sovrappongano le loro identità ma stiano l’una accanto all’altra in questa riformulazione di un nuovo umanesimo sociale”. “Il nostro obiettivo  in qualità di amministratori – ha concluso Emanuela Di Giovambattista, referente per il welfare dell’ANCI Abruzzo,  nonché assessore alle Politiche sociali del Comune dell’Aquila - deve essere quello di stimolare la compartecipazione e guidare gli enti locali alla costruzione di un welfare di comunità. L’evento di stamani getta le basi per un futuro nuovo di programmazione condivisa”.
All’incontro ha preso parte anche l’assessore alle politiche sociali del Comune di Sulmona, Nicola D’Alessandro.
“Il lavoro svolto a Sulmona – ha spiegato ai presenti Annamaria Casini, manager di Territorio Sociale che ha realizzato il rapporto - non può che essere il primo passo di un percorso teso a coinvolgere la cittadinanza nei processi collettivi che portano a scelte pubbliche importanti e che creano innovazione sociale. Le comunità devono diventare protagoniste del loro futuro. Si tratta di un percorso ambizioso per costruire un welfare generativo che consenta di uscire dal vicolo cieco rappresentato dall’assistenzialismo non più sostenibile e dall’assenza di fondi, dall’eccesso di costi e dalla mancata valorizzazione delle risorse territoriali e comunitarie”.
In piena sintonia Candida D’Abate, presidente della cooperativa NOS: “quanto emerso impone uno sforzo anche concettuale di ridefinizione delle categorie solitamente associate al mondo dei servizi. Carenza, malattia, fragilità, povertà, debolezza, dipendenza, che caratterizzano gli stati di bisogno, non possono essere semplicemente rimossi ma, piuttosto, devono offrire la stura per la spinta all’azione, la motivazione al cambiamento, la possibilità di generare nuove relazioni”.


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