CASTELVECCHIO - Riceviamo e pubblichiamo interventi del Movimento Comune Unico Subequano. "I sindaci sono in fibrillazione! Si susseguono incontri e riunioni di approfondimento e confronto su una legge ( DL 6 luglio 2012, n. 95 ), che di colpo stravolge la gestione amministrativa degli stessi e pone seri interrogativi se non si faranno le scelte giuste sulla tenuta del tessuto amministrativo ed economico della Valle Subequana. Chiusi in una stanza decidono le sorti della Valle Subequana! E i cittadini dove sono? Chi ha potere decisionale, non deve dimenticare, che l'ha ricevuto in delega dai cittadini a cui deve quotidianamente dare conto, ancor più alla luce di queste importanti e strategiche scelte sul futuro assetto dell'organizzazione amministrativa.
La procedura di fusione prevede il mantenimento di presidi municipali e un contributo straordinario commisurato al 20% dei trasferimenti erariali attribuiti per l'anno 2010.
A tutto questo si aggiunge che, per i primi anni di vita, il “Comune unico” non avrà i vincoli del patto di stabilità. È una scelta fondamentale per il nostro territorio montano. Vengono salvaguardati i Municipi, tutelate la storia, la cultura e le tradizioni della nostra comunità. La fusione, porterebbe vantaggi da un punto di vista politico-amministrativo: un'unica amministrazione con una struttura adeguata a soddisfare i bisogni della nostra comunità, garantendo stesse regole per persone, beni e cose. Infine c’è un ulteriore dato, irrisorio dal punto di vista economico (perché è già tutto ridotto all’osso nei nostri Comuni), di risparmio dei cosiddetti costi della politica, poichè si riduce il numero di sindaci e assessori.
Invece i nostri amministratori non sono d’accordo; forse non hanno valutato bene gli obiettivi o sono animati da campanilismi che non hanno più ragione di essere, oppure hanno ben compreso i vantaggi della fusione ma intendono mantenere lo status quo degli incarichi amministrativi suddivisi. La Politica è un fatto collettivo e i Sindaci devono essere pronti all’ascolto e al confronto. Fare partecipare i cittadini alla vita pubblica non è solo un atto etico “dovuto”, è una opportunità di scoprirne energie e competenze. Facile far partecipare i cittadini in campagna elettorale quando non si decide nulla. Quando si decide su cose così importanti ci si dimentica di loro, forse perché si pensa che non abbiano nulla da dire. Invece bisogna lavorare uniti, solo cosi si potrà garantire un futuro a questi luoghi. In questo nostro territorio non è più possibile avere più soggetti che propongono cose diverse fra loro!
I tempi cambiano, sono cambiati e cambieranno ancora così velocemente a tal punto che, una società che non accetta il mutamento è una società senza futuro. Un’amministrazione, così com’è, che non riesce a valutare obiettivamente il beneficio dovuto ad un cambiamento crea, un danno alla società e al territorio che crede di gestire".