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sabato 9 giugno 2012

METANODOTTO, ANGELUCCI SCRIVE AL MINISTRO


SULMONA - Scrive al Ministro dello sviluppo economico Passera il presidente del Consiglio comunale di Sulmona Nicola Angelucci in merito alle problematiche del metanodotto, all'indomani della notizia sulla possibilità che il Governo impugni la legge antigasdotto che nega l'intesa Stato Regione approvata dal Consiglio regionale nei giorni scorsi. Nella missiva Angelucci spiega che la realizzazione "nei territori dell’Appennino, è fortemente contestata dalle popolazioni residenti e dalle Amministrazioni Locali, le quali hanno dato vita ad un Coordinamento interregionale – comprendente le Regioni Abruzzo, Umbria e Marche ‐ con
capofila il Comune dell’Aquila.  Numerose sono le deliberazioni di contrarietà adottate al riguardo" ricorda Angelucci "anche il Consiglio Comunale di Sulmona che ho l’onore di presiedere, si è più volte ufficialmente pronunciato contro detta opera, specificando che ciò che si contesta non è l’opera in sé, bensì la sua localizzazione.  Unitamente all’intero Consiglio Comunale ed ai miei concittadini, dei quali esso è espressione, ritengo infatti che sia del tutto irrazionale localizzare una infrastruttura, potenzialmente molto pericolosa come quella in oggetto lungo la dorsale appenninica, cioè nelle aree che sono a più elevato rischio sismico dell’intera penisola. Il tracciato del metanodotto, che inizialmente era previsto lungo la fascia adriatica, è stato inspiegabilmente spostato nell’interno fino a sovrapporsi esattamente alle località già tragicamente colpite dal terremoto del 6 aprile 2009, le stesse del cratere sismico dell’Aquila e provincia, nonché alle località del sisma che ha colpito l’Umbria e le Marche nel 1997.  I territori dell’Appennino e, in particolare quelli della nostra Provincia, sono alle prese con una gravissima situazione economica e sociale e con una difficile ricostruzione: essi vanno aiutati a risollevarsi e ad essere messi in sicurezza. Invece, per assurdo, vengono gravati di ulteriori pesantissimi rischi, come quelli derivanti dall’opera in questione.  La centrale di compressione, che la Snam intende realizzare a tutti i costi a Sulmona, è anch’essa collocata in area sismica di 1^ grado, molto vicina alla faglia attiva del Monte Morrone ed in un contesto orografico e microclimatico che, a causa delle emissioni inquinanti che saranno prodotte dalla centrale, non garantisce la tutela della salute pubblica.  Non si può, inoltre, trascurare il notevole impatto ambientale dell’opera: infatti, il metanodotto correrebbe lungo tutto il crinale dell’Appennino centrale interferendo con il Progetto A.P.E. (Appennino Parco d’Europa) uno dei più importanti progetti a livello europeo per la conservazione della biodiversità e per la promozione di politiche di sviluppo ecosostenibili.  Le motivazioni di opposizione all’opera, sostenute da cittadini ed Enti Locali, sono state pienamente recepite dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati che, il 26 ottobre dello scorso anno, ha approvato alla unanimità una risoluzione la cui finalità è quella dell’istituzione di un tavolo nazionale fra tutti i soggetti coinvolti, per la individuazione di una soluzione alternativa all’opera così come progettata dalla Snam e, comunque, al di fuori della dorsale appenninica.  Anche il Consiglio Regionale dell’Abruzzo e la Provincia dell’Aquila, in sintonia con la volontà popolare, hanno più volte deliberato la propria contrarietà al progetto proposto dalla Snam chiedendo che per lo stesso fosse individuata una diversa localizzazione.
Inoltre, nei giorni scorsi il Consiglio Regionale, con voto unanime, ha approvato una normativa che mira a tutelare in modo più efficace il territorio regionale, sancendo l’incompatibilità tra aree altamente sismiche ed opere come quella di cui trattasi.
Il 10 maggio scorso, il Sottosegretario Claudio De Vincenti, ha convocato a Roma un incontro sul progetto Snam, invitando, peraltro, solo alcuni degli Enti istituzionali coinvolti.
E’ del tutto evidente che tale incontro non ha nulla a che vedere con quanto deciso dalla Camera dei Deputati, poiché la risoluzione del massimo organo elettivo del nostro Stato, impegna espressamente il Governo nazionale “a disporre la modifica del tracciato” del gasdotto e ad istituire un apposito tavolo per la individuazione di soluzioni alternative che escludano, comunque, “la fascia appenninica al fine di evitare, sia gli alti costi ambientali che deriverebbero, sia l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico che metterebbe a dura prova la vulnerabilità della condotta”. L’incontro di Roma che, nella volontà espressa dalla Camera, doveva dare l’avvio al tavolo per le alternative di tracciato, è invece stato utilizzato, paradossalmente, per imprimere una inusitata accelerazione alla procedura autorizzativa dell’opera, con particolare riferimento alla centrale di compressione, per la quale si assiste ad una arbitraria separazione dall’iter del metanodotto e, addirittura, all’attribuzione di una nuova e diversa finalità, in totale contrasto con le previsioni progettuali formulate dalla società proponente.
Quanto sia stretto il nesso tra rischio sismico ed infrastrutture energetiche, in particolare nel settore del gas, lo impone all’attenzione di tutti noi, il devastante terremoto che ha colpito e continua a colpire l’Emilia‐Romagna: un terremoto che ha sorpreso gli stessi sismologi i quali non sospettavano, in quel territorio, una attività sismica così rilevante ed ha giustamente indotto prima il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ad una profonda riflessione sul problema delle infrastrutture energetiche in aree sismiche e, successivamente, il Ministero da Lei diretto, a respingere l’istanza relativa al deposito di gas che la ERG intende realizzare a Rivara.
Vorrei che Lei si calasse nei panni e nel ruolo di noi amministratori eletti dai cittadini col preciso mandato di prenderci cura del bene comune. E cosa c’è di più importante se non preoccuparci dell’incolumità e della salute pubblica?
La nostra contrarietà al progetto della Snam non è, pertanto, frutto di una preconcetta opposizione, ma ha le sue radici e quindi le sue motivazioni profonde che ogni amministratore deve porre nella tutela del territorio, facendo sì che la sua sicurezza e la sua vivibilità, possano essere trasmesse integre e, possibilmente migliorate, alle future generazioni. Faccio pertanto appello alla Sua sensibilità ed alla Sua razionalità affinchè, come è saggiamente avvenuto nel caso di Rivara, anche per quanto concerne il metanodotto “Rete Adriatica” e la centrale di Sulmona, venga applicato il principio di precauzione sancito dal Diritto Comunitario; venga conseguentemente fermato il procedimento autorizzativo in atto e data piena attuazione a quanto deciso dalla Camera dei Deputati, nella convinzione che, con il concorso di tutti, è possibile individuare una diversa e adeguata soluzione".

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