SULMONA – Anche l’ospedale di
Sulmona rischia di essere tra i cinque che resteranno privi dei reparti che
ruotano attorno alle nascite. E’ quanto ha comunicato nei
giorni scorsi la sub commissaria alla sanità regionale Angela
Baraldi. Avvisati, intanto, direttamente ai primari nei nosocomi
interessati dal provvedimento. Oltre a quello di Sulmona rischiano
di perdere neonatologia, pediatria, ginecologia
e ostetricia i presidi ospedalieri di Atri, Sant'Omero, Penne e Ortona. Si tratta di un
riassetto che segue quello del settore emergenza-urgenza,
nell’ambito delle linee guida sulla sanità stabilite dal
Ministro della Salute Ferruccio Fazio. Entro cinque anni, dunque, con il taglio dei punti
nascite le future mamme saranno costrette ad emigrare fuori regione o a
partorire il proprio bimbo in casa. Come in tempi antichi. Dalla
Valle Peligna, le gestanti saranno costrette a percorrere circa 70 chilometri (da Castel di Sangro 120 chilometri), per
raggiungere gli ospedali di Avezzano, L'Aquila e Pescara.
"Pur
di ridurre la voce dei costi della sanita' ora si taglia anche sulla
vita". E’ il commento della consigliera regionale del Pd, Marinella
Sclocco. Si era parlato del problema gia' un anno fa, grazie al
question-time inoltrato dalla stessa Sclocco che poneva il quesito al
governatore e commissario alla sanita' Gianni Chiodi. "Si intuiva il
percorso che i commissari stavano intraprendendo sul problema punti
nascita", afferma. "La politica dei commissari in Abruzzo e'
chiara: pur di raggiungere il pareggio di bilancio
in materia di sanita' non si esita a tagliare ovunque. Presto
inizieremo quindi a registrare una mobilita' passiva anche per il parto". "La chiusura di
Penne - afferma Marinella Sclocco - e' fatto grave, considerando che il polo
materno infantile previsto a Pescara non e' mai decollato e che gia' l'anno
scorso Pescara registrava piu' di 2500 parti all'anno. Siamo certi che questa politica
possa rispondere davvero alle esigenze del territorio? Non dimentichiamo
l'assetto geomorfologico della nostra Provincia e della Regione intera. Non
abbiamo certo delle facili percorrenze verso la citta'". "Inoltre -
conclude la Sclocco -
sembra che solo oggi si evidenzi l'aumento del ricorso al parto cesareo, eppure
i dati forniti dal noi del PD a novembre scorso avevano gia' dimostrato quanto
incidevano sulla spesa sanitaria che poteva essere notevolmente ridotta con
l'istituzione del Parto in analgesia, pratica inserita nei livelli essenziali
(LEA) del progetto Salute del ministro Livia Turco - DPCM del 23 aprile 2008.
Certo non senza un investimento iniziale legato alla formazione del personale.
Investimento che potrebbe divenire nel tempo un risparmio oltre che un segnale
di civilta' e rispetto nei confronti delle donne".