Il progetto, di dimensioni imponenti e a forte impatto ambientale, prevede il collegamento dei laghi di Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo mediante dieci chilometri di condotte in grandi gallerie scavate nella roccia del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, oltre a una serie di grandi cantieri che altererebbero in modo irreversibile l’equilibrio paesaggistico e ambientale della zona.
Nel frattempo, la sola presenza di questa ipotesi progettuale ha già prodotto un effetto devastante sul futuro del territorio: investitori e operatori che avevano in programma attività sostenibili e innovative hanno congelato ogni iniziativa, temendo di trovarsi di fronte a uno scenario devastato dai cantieri. Due anni di immobilismo significano due anni di occasioni mancate per le comunità locali.
Gravissima è l’assenza di una presa di posizione seria da parte delle istituzioni regionali. L’Abruzzo fin dall’inizio sembra ignorare il problema. Presso il Consiglio Regionale del Molise due proposte di deliberazione contraria al “Pizzone II” giacciono da 10 mesi all’ordine del giorno senza mai essere discusse né votate, nonostante i pareri nettamente contrari al progetto dell’Enel degli organi tecnici regionali. Un silenzio che pesa e che lascia il territorio senza difesa politica.
Le scadenze previste dalle norme che regolano le procedure di approvazione presso il Ministero dell’Ambiente e della Transizione ecologica sono ormai state ampiamente superate. Il Coordinamento No Pizzone II ribadisce con forza la propria contrarietà a un progetto anacronistico, incompatibile con la tutela dell’ambiente, della biodiversità, e le prospettive di sviluppo sostenibile di quest’area. Chiediamo alle istituzioni di uscire dall’ambiguità e di assumere una posizione chiara e definitiva.
Dopo due anni di attesa e incertezza, è tempo che si dica una parola definitiva: il nostro territorio non può continuare a vivere nell’ombra di un progetto che nessuno vuole, ma che nessuno sembra avere il coraggio di fermare".
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