L'AQUILA - "La fotografia drammatica scattata dalla FIMMG Abruzzo non può restare inascoltata: oltre 60.000 cittadini abruzzesi sono oggi senza medico di base e mancano all'appello almeno 240 professionisti, medici senza voce sulle criticità, perché la Regione non li convoca e destina la maggior parte delle risorse sull'assistenza ospedaliera più che sulla medicina generale del territorio, ridotta a distributore di ricette più che riferimento per prevenzione e cura. Di fronte a questi numeri, il silenzio della Regione è inaccettabile. Serve un cambio di passo immediato e per questo presenteremo una risoluzione in Consiglio regionale affinché si intervenga con urgenza, a partire dalle aree interne che stanno pagando il prezzo più alto", annunciano il consigliere PD Antonio Di Marco che mesi fa aveva sollevato la questione, attingendo proprio ai dati della FIMMG e denunciato come vicepresidente della Commissione Ambiente e territorio la mancanza di attenzione per le aree interne, con lui il capogruppo PD Silvio Paolucci, promotore di un'interpellanza proprio sulla situazione nelle aree interne del vastese. Una presa di posizione a fronte della denuncia lanciata ieri dalla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale in Abruzzo in conferenza.
"Siamo di fronte a un collasso annunciato anche della medicina territoriale – sottolineano i due consiglieri – . I medici di base sono sempre meno, costretti a lavorare in condizioni insostenibili, con carichi eccessivi, spostamenti su più comuni e senza adeguati riconoscimenti, a loro la nostra piena vicinanza e solidarietà. Le aree interne restano progressivamente scoperte e prive di presìdi fondamentali, mentre la Regione non solo non dà risposte, ma diserta il confronto con la categoria. È gravissimo che non sia stato rinnovato l'accordo integrativo regionale. Il tavolo aperto nel 2023 non ha prodotto nulla, segno di una totale incapacità di governo e di confronto. Un'inerzia miope, quella della Regione verso la medicina generale territoriale, che non solo rende più fragile il sistema sanitario, ma alimenta la mobilità passiva, la rinuncia alle cure e un pericoloso scollamento tra cittadini e sanità pubblica. E le conseguenze ricadono su chi ha più bisogno: gli anziani, i malati cronici, le famiglie dei piccoli centri.
Chiederemo alla Regione di attivare con urgenza il rinnovo dell'Accordo Integrativo Regionale con i medici di medicina generale; di avviare incentivi reali per i professionisti che operano nelle aree interne; di rilanciare e rendere operative le Case della Comunità e le AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) come più volte l'esecutivo si è detto pronto a fare; garantire un coordinamento funzionale e organizzativo tra medici, infermieri di comunità e strutture sanitarie locali; stabilizzare i medici del 118 e ripristinare le indennità sospese, perché l'emergenza non può essere sacrificata a logiche contabili; valorizzare la medicina generale come primo presidio per la tutela della salute e per la presa in carico dei pazienti fragili.
Non possiamo più accettare una sanità regionale che non guarda le persone. Bisogna ascoltare chi ogni giorno lavora sul campo e dare risposte ai cittadini. Al Governo regionale chiederemo un'assunzione di responsabilità piena e immediata, come pieno e immediato è il servizio di questa particolare trincea della sanità regionale".
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