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martedì 30 gennaio 2024

IL PRESIDENTE DI GENS NOVA LA SCALA SUL REATO DI ABUSO D'UFFICIO: "VA RISCRITTO MA NON ABOLITO"

ROMA - "Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno carattere di rilevante gravità".
Abbiamo voluto iniziare con il riportare ciò che in maniera limpida e chiara l'avvocato Antonio La Scala ha detto rispondendo alla domanda fatta dal conduttore Pino Sportelli nella trasmissione "Vizio di legalità" andata in onda a mezzogiorno di oggi su RMI International.
Stiamo parlando del concetto espresso dall'articolo 623 del codice penale che racconta del reato di abuso d'ufficio.
La trasmissione di oggi ha avuto il merito di far capire meglio di cosa si intenda per abuso d'ufficio e se vale la pena o meno abolirlo così come vorrebbero si faccia alcuni parlamentari della Repubblica e molti rappresentanti di istituzioni "minori".




Ma vediamo cosa ha risposto La Scala alle domande incalzate dal noto conduttore.
"La gente vuole che si parli con il cuore e con la verità e questo intendo fare.
Di tutti i reati del codice Rocco, il reato di abuso d' ufficio è quello che ha subito più modifiche in assoluto.
Soprattutto a partire dal periodo post 1993-94, quando cioè con il putiferio scatenato da mani pulite tutti i pubblici ufficiali con la paura di sbagliare avevano di fatto bloccato la pubblica amministrazione preferendo non fare più che rischiare di ricevere un avviso di garanzia o peggio essere arrestati.
Nel 1997 si decide così di mettere mano in maniera sostanziosa a una norma dal potere paralizzante.
Nel 2001 viene ulteriormente modificata portando un Pubblico ufficiale ad essere indagato solo e soltanto se viola norme di legge importanti.
Adesso, addirittura la vogliono eliminare.
Da un lato capisco la tesi portata avanti dal ministro Nordio quando dice che su oltre 2500 iscritti nel registro degli indagati solo 27 arrivano ad essere condannati.
Dall'altra credo si rischia di alimentare la corruzione proprio perché l'abuso d'ufficio rappresenta uno dei fattori scatenanti.
Stiamo parlando di un reato difficile da indagare anche se oggi visto  l'aumento di pena che ha avuto tale reato può essere oggetto di intercettazioni.
Proprio perché l'articolo 623 CP parla di un reato a struttura complessa sarebbe auspicabile avere sezioni di Polizia Giudiziaria e magistrati specializzati in questa materia per andare bene.
Eliminare questo reato sarebbe un errore.
La norma, se si vuole risolvere il problema, andrebbe semplicemente riscritta in maniera chiara richiamando un antico brocardo che vede in regole chiare, poche e precise il modo ideale per inquadrare il concetto di giustizia.
Depennarla dal codice così come vorrebbero fare non sarebbe assolutamente cosa buona da fare.
Finché  l'abuso d'ufficio e la corruzione esisteranno la meritocrazia sarà sempre minata. Con questi due reati, infatti, vengono facilitati gli asini, gli incapaci, quelli cioè che i concorsi li passano solo con la raccomandazione occupando posti o poltrone senza possedere i requisiti per farlo.
La politica ci deve mettere il giusto impegno e cioè:
1)ritirare l'emendamento che prevede di togliere questo reato;
2)riscrivere meglio la norma in maniera che sia chiara e precisa;
3) acquisire valutazioni da parte di avvocati e giudici per riscriverla in maniera insomma la certezza del diritto fatta con regole chiare e semplici deve stare alla base della società in cui viviamo".

Alla domanda di Pino Sportelli su cosa pensasse del sardo costretto a 33 anni di carcere e poi assolto La Scala ha detto la sua affermando che è una vergogna nazionale.
A tal proposito propone di eliminare la carcerazione preventiva per reati minori e praticarla solo per casi gravissimi.
"Errare è umano, un magistrato non deve innamorarsi di una sua esclusiva tesi ma approfondirne il concetto anche attraverso una giusta impostazione delle indagini".

Una persona tutta d'un pezzo Antonio La Scala del quale tutto condividiamo soprattutto il suo essere ambasciatore del volontariato.
A tal proposito ricordiamo che gli amici dell'associazione Gens Nova, della quale La Scala è presidente nazionale,  sabato 17 febbraio, presso la sala consiliare, a partire dalle ore 16.30, si racconterà su ciò che in 20 anni è stata capace di fare.
Il 19, infine, La Scala parteciperà presso liceo Silos di Bitonto ad un incontro con i ragazzi. Con 25 di essi RMI International collaborerà per  l' implementazione della web radio "Silone on air".
Se non sono notizie belle queste....".
( A cura di Mauro Nardella)

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