Due sono gli obiettivi cui punta l’invito dell’Ordine: da una parte, promuovere una visione autenticamente organica dello spazio pubblico e, conseguentemente degli interventi di cui sarà oggetto; dall’altra, incoraggiare un maggior coinvolgimento dei cittadini nella trasformazione degli spazi collettivi, stimolando processi di partecipazione attiva all’interno dei quali la cittadinanza possa portare il proprio fondamentale contributo.
“Il compito principale del progetto architettonico di uno spazio pubblico è, innanzitutto, quello di indagare la sua relazione con il sistema cui appartiene ed effettuarne una lettura integrata, multilivello, con le sue connessioni e le sue gerarchie, le sue funzioni storiche e gli elementi simbolici (monumenti, portici, fontane), le sue trasformazioni nel tempo e gli elementi che identificano una storia comune – ha spiegato l’architetto Lorenzo Nardis, Consigliere dell’Ordine. Intervenire su singoli elementi di un sistema complesso come questo, senza prima definire una visione organica, costituisce un rischio oggettivo, quello di perdere, di quel sistema, il carattere e la riconoscibilità e, in definitiva, la sua essenza”.
Secondo l’Ordine, dunque, uno dei principali errori da scongiurare sarebbe quello di considerare piazze e strade come semplici elementi urbani conclusi rispetto al loro stesso contesto, mettendo in secondo piano le reciproche e profonde relazioni che connettono l’uno con l’altro gli spazi pubblici e che formano l’identità più profonda di una città. Per evitare che questo accada, però, oltre alla necessaria definizione di un’idea quanto più possibile organica dei luoghi urbani, è necessario anche che la cittadinanza venga coinvolta nei processi di trasformazione in corso, attraverso varie forme di partecipazione all’interno delle quali la comunità sia messa in condizione di offrire il proprio punto di vista.
“Per evitare il rischio che gli interventi sugli spazi aperti si trasformino in semplici operazioni di arredo urbano, crediamo sia necessario muoversi su due binari convergenti – ha precisato ancora Lorenzo Nardis. Da una parte generare una visione organica del sistema urbano, dall’altra promuovere una partecipazione dei cittadini alle trasformazioni della città, soprattutto se si tratta di luoghi identitari come gli spazi della collettività, di cui la comunità custodisce i simboli e la storia. In tal modo si doterebbe il progetto di una radice autentica, offrendo alla comunità un’occasione di accrescere il proprio senso critico, civico e di affezione verso i luoghi della città”.
Le istituzioni cittadine hanno dimostrato più volte di condividere con l’Ordine l’opportunità di un approccio di questo tipo, ma al netto delle ben comprensibili esigenze d’urgenza in cui spesso si trovano ad operare gli enti locali e gli uffici pubblici, l’eventualità di porre in essere operazioni di face changing a scapito di un progetto unitario dal valore assai più strategico è sempre concreta. Ecco perché l’Ordine ha deciso, con sincero spirito di collaborazione, di incoraggiare le amministrazioni locali a un concreto confronto sui temi pubblici rilevanti, come quello della ricostruzione degli spazi pubblici dell’Aquila.
Nessun buon progetto è nemico della semplificazione, se una comunità non si fa sorprendere sguarnita di idee chiare sui principali asset del futuro della città e del territorio. Idee da raccogliere per tempo valorizzando il confronto attivo con la cittadinanza e il coinvolgimento delle professioni, dell’università, magari anche attraverso il concorso di idee o di progettazione.
Nel solco dello spirito di collaborazione che da sempre lo anima, l’Ordine degli Architetti P.P. e C. della Provincia dell’Aquila si rende, oggi come ieri, disponibile a collaborare con le amministrazioni locali e a sostenerle in questo ardito percorso".
Nessun commento:
Posta un commento