Al professore, che garbatamente ci dà degli ignoranti, vorremmo solo far presente che la conoscenza che egli ha del problema, non è proprio all’altezza del suo curriculum vitae (che si può trovare nella home page di Abruzzo Sviluppo). E’ talmente ben informato che sbaglia tutti i dati: le centrali di compressione in Italia non sono “una ventina” ma 13, la rete di gasdotti in Abruzzo non è di 5000 chilometri ma di 1080 km; il consumo di gas non è di 300 miliardi l’anno ma di 76,1 mld. mc. (2021) e non ha mai superato il picco massimo di 86,392 mld. mc. (2005); la percentuale di gas che importiamo dalla Russia non è del 46%, ma del 38,2%. Tutti questi dati, se vuole, può reperirli tranquillamente sul sito della Snam. Se poi ha voglia di approfondire l’argomento può leggere il nostro studio “Snam Affair” di 55 pagine, reperibile in rete e basato su dati e informazioni pubblicate nei Piani decennali Snam. Lì troverà tutte le motivazioni sul perché da 14 anni ci stiamo opponendo ad un’opera che è non solo dannosa, ma anche inutile .
Cianciotta, per uscire dalla crisi, sposa acriticamente tutte le ricette del governo Draghi-Cingolani : riaprire le centrali a carbone, tornare al nucleare perché nei referendum popolari “a prevalere è stata l’emotività”; riattivare al più presto le estrazioni di gas dal nostro mare, bloccate dopo che sono state “additate le piattaforme di estrazione come il demonio” (i 40.000 manifestanti che nel 2015 sono scesi in piazza a Lanciano per dire no ad Ombrina Mare erano lì per fare una passeggiata?). Il professore condivide l’analisi di Draghi che, nel corso del question time alla Camera, ha affermato : “guardando i dati dell’approvvigionamento, la quota di gas russo è aumentata molto negli ultimi dieci – quindici anni. Quello che è straordinario è che è aumentata fortemente anche dopo l’invasione della Crimea”. Ma guarda un po’! E da che cosa è dipeso questo aumento delle importazioni se non dal fatto che tutti i governi - di centro destra, di centro sinistra e tecnici - hanno appaltato la politica energetica del nostro Paese all’ENI? Una dipendenza che ha finanziato le aggressioni di Putin e che ha consentito all’ENI di fare enormi profitti con l’aumento delle bollette di gas e luce e che oggi si oppone a restituirne ai consumatori italiani almeno una modesta parte!
Eppure esiste una strada per sottrarsi ai ricatti geo-politici e per far conquistare all’Italia l’indipendenza energetica. Per cominciare basterebbe sbloccare 60 Gigawatt di rinnovabili e in tre anni si potrebbero risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, il 40% sulla bolletta elettrica e creare 80.000 nuovi posti di lavoro. Se le rinnovabili fossero state incrementate anni addietro, oggi ci troveremmo in una posizione meno gravosa e con notevoli benefici. La proposta non è degli ambientalisti “infatuati ideologici”, ma dell’associazione Elettricità Futura di Confindustria.
Ma forse il professor Cianciotta preferisce i sistemi verticistici, dove le decisioni vengono prese da pochi e dall’alto, tipici del settore fossile e di quello nucleare, mentre quello delle rinnovabili è un modello decentrato e diffuso sui territori, che consente agli enti locali e ai cittadini di decidere dal basso come produrre e come consumare energia. Sarà un caso che Cianciotta, oltre che Presidente di Abruzzo Sviluppo, è anche consulente strategico del Ministero della Difesa e della Nato?"
Comitati cittadini per l’ambiente Coordinamento No Hub del gas Abruzzo
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