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lunedì 11 maggio 2020

COVID19 E IL VIRUS DELLA “MALAPOLITICA"

SULMONA - "Le OSSERVAZIONI che in questi giorni sono rivolte al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, sono riferite ai numerosi Decreti dallo stesso emanati (d.P.C.M. ).
Dalle stesse si evidenzia la superficialità con la quale sia stata affrontata l’emergenza Covid19.
A mio avviso non è così.Da un’attenta analisi, degli innumerevoli d.P.C.M. e dei divieti in essi contenuti, si rileva ben altro sul modo di operare dell’Avvocato e-o dei componenti la regia del melodramma che stiamo vivendo.
Nel quadro politico nazionale si evidenziano, in alcuni punti, gli obiettivi di questi d.P.C.M. e della classe politica che oggi sostiene il Governo (non votato dal popolo) e che ha visto, nell’epidemia del Coronavirus, la possibilità di recuperare un elettorato ormai distante da loro e dalle loro scelte.
Ne cito alcuni: limitazione della libertà individuale, chiusura indiscriminata di quasi tutte le attività e lesa libertà di culto e autonomia propria del clero nell’organizzare la vita cristiana.
Esaminando le scelte operate, tardive, parziali e ingiuste dal Governo Conte, “suggerite” da persone che non hanno mai vissuto il vivere quotidiano del ceto medio, della piccola e media impresa, evidenziano due obiettivi del governo:il primo palesato: contenere l’epidemia Covid19 con misure discordanti tra loro e tali da generare in ITALIA una disastrosa situazione economica (possibilità di fallimenti diffusi, disoccupazione, indigenza assoluta e tracollo economico del Paese Italia);
il secondo celato: creare una precarietà generalizzata, porre in atto la strategia della distrazione e del
differimento, utilizzare l’aspetto emotivo più della riflessione operando con messaggi da dare in pasto alla popolazione affinché resti ignaro, nella mediocrità e, conoscendo gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono, rafforzi in loro l’auto consapevolezza.
A mio avviso questi obiettivi potrebbero costituire le linee guida dell’intero operato dell’Avvocato Conte.E‘ evidente che questa epidemia e le scelte da lui operate sono alla base di un crescente e diffuso disagiosociale.Ignorando i canali istituzionali, la sua costante presenza sui media nazionali e sui social gli dà la certezza che tanti italiani, a virus contenuto, riconosceranno a lui e alle forze politiche che lo sostengono, i meriti per lo scongiurato pericolo. Non ha importanza quante vite saranno state sacrificate pur di recuperare i consensi politici persi.
Per ottenere questo risultato si è resa necessaria una strategia finalizzata ad evitare che il disagio sociale sfociasse in contestazioni di piazza.
Cosa fare allora ?Con arguta furbizia ha pensato di utilizzare il “Principio della rana bollita” del filosofo Noam Chomky con cui pone in evidenza la pessima capacità dell’essere umano moderno: ovvero la capacità di adattarsi a situazioni spiacevoli e deleterie senza reagire, se non quando ormai è troppo tardi. Viviamo, infatti, in una società nella quale il popolo, letteralmente schiacciato dall’economia, dalla politica e dai media accetta passivamente il degrado, le vessazioni, la scomparsa dei valori e dell’etica che derivano da questo continuo subire, in silenzio, senza mai reagire. Il filosofo americano, nel raccontare la storiella l'evidenzia nel suo
decalogo, le strategie di manipolazione delle masse: ”Per far accettare una misura inaccettabile basta
applicarla gradualmente, col contagocce, per mesi ed anni consecutivi”
Per ben comprendere il perché di questa scelta è necessario fare alcune precisazioni.
L’Avvocato Conte sa benissimo che per porre in essere le misure sopra citate era necessario emanare tutti quei provvedimenti (d.P.C.M. ) eludendo i dettati costituzionali. Aveva la certezza che l’utilizzo di strumenti costituzionalmente corretti come il decreto legge avrebbe trovato, nel dibattito di conversione, forti resistenze e problemi di tenuta della stessa maggioranza soprattutto in riferimento alle restrizioni della libertà individuale, alla chiusura indiscriminata delle attività e alla lesa libertà di culto e di autonomia del clero.
Era altrettanto certo che, ove avesse ottenuto l’approvazione del Decreto legge con un voto di fiducia,
avrebbe messo in forte imbarazzo il Presidente della Repubblica.
Mattarella si sarebbe trovato di fronte ad un bivio: rinviare il decreto legge alle camere o promulgarlo
nella contezza della incostituzionalità del provvedimento di cui si è accennato.
Il silenzio del Presidente della Repubblica su questa problematica di grande rilievo è eloquente.
A sostegno del concetto di incostituzionalità dei continui d.P.C.M. è utile ricordare, a questo proposito, che l’Avv. Sabino Cassese ha contestato la pericolosa deriva legata ai numerosi decreti del Presidente del Consiglio: “invece di abusare di d.P.C.M. “ ha detto l’ex Giudice Costituzionale, “sarebbe stato meglio ricorrere, almeno per quelli più importanti, a decreti del Presidente della Repubblica” ed ancora “nell’interpretazione della Costituzione non si può giocare con le parole. Una pandemia non è una guerra. I pieni poteri al governo non sono legittimi”

di Gaetano Rocco Pagone
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