SULMONA - "I portavoce della SNAM Rete Gas S.p.A. con comunicati e interviste si affannano a rassicurare istituzioni e cittadini sulla resistenza dei metanodotti agli scuotimenti causati dai terremoti dicendo che mai alcun metanodotto in Italia ha subito danni e causato esplosioni a causa di movimenti tellurici. Ma per altre cause esplosioni ci sono state: a causa di frane e movimenti di detriti causati da eventi meteoclimatici si contano esplosioni e incendi in numerose località come Montecilfone (pr. di Campobasso) nel 2004, a Tarsia (pr. Cosenza) in prossimità della Centrale di compressione nel 2010, a Mutignano ( c/o Pineto pr. Di Teramo) nel 2015, e poi ancora a Tresana( pr. Di Massa Carrara, Sciara (pr. di Palermo),Roncade(pr. di Treviso), Pont Presale di Sestino ( pr. di Arezzo).
Cassandra direbbe con voce enfatica: anche a Sulmona, in località Casa Pente, ci sarà una esplosione, di dimensione enorme a causa dell’effetto domino delle quattro canne parallele e della Centrale di compressione, e sarà causata da alluvioni, movimenti di terra e detriti provenienti dal Vallone Grascito.Noi ci atteniamo semplicemente alla statistica e all’esame di eventi effettivamente avvenuti: Il Vallone Grascito, alla cui base è previsto il collegamento delle quattro canne della Centrale con i due metanodotti provenienti da Sud, era chiamato VALLONE DI SATANASSO in un documento, reperito nell’Archivio di Stato, del 27 giugno 1861. Si tratta di una delibera del Decurionato ( così si denominava il Consiglio Comunale prima dell’Unità d’Italia) in cui si decideva:
<…Ed il Collegio ha considerato: che lo stato e la situazione dell’attuale Campo Santo è realmente ed effettivamente tale da non potersi affatto, e sotto ogni rapporto, addirsi al proseguo della tumulazione dei Cadaveri, mentre quantunque il terreno non sia di natura acquoso e paludoso, pure tale si rende per l’effetto delle acque che scorrono lungo il Vallone di Satanasso, che infiltrandosi nelle viscere del terreno, massime nei tempi invernali, ne ristagnano>.
Gli storici attuali ricordano che il Vallone Grascito era chiamato il Vallone dell’Inferno (e i toponimi non perdonano) proprio a causa dei movimenti di terra e alluvioni con trasporto di detriti che accadevano sovente a causa di piogge abbondanti.
E’ stata poi fatta da noi una ricerca presso l’archivio del progetto AVI del GNDCI (Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche) del CNR (Consiglio Nazionale Ricerche) di Perugia:
Risulta nella scheda di censimento che nel febbraio 1994 il corso d’acqua RIO AROTO (ndr che scorre nell’attuale Vallone Grascito) ha causato <colata di detriti> per <evento meteoclomatico> causando< danni all’agricoltura e al patrimonio zootecnoco> < alle Infrastrutture (esistenti) e agli Insediamenti (presenti)>. Le notizie furono riportate sul Quotidiano Il Centro.
Gli agricoltori della località a valle di Vallone Grascito hanno memoria di un evento disastroso accaduto negli anni ‘60 quando, dicono, “ è calat lu vallon” e riferiscono che, in occasione di piogge copiose e persistenti, si recavano tutti sul posto per controllare i loro mandorleti minacciati dal Vallone e dalle acque di rio Aroto, affluente del F. Vella, ora canalizzato e interrato. Più volte la Confraternita della SS. Trinità ha dovuto riparare i danneggiamenti alle tombe affidate alla sua gestione.
Finora il Vallone di “Satanasso” ha danneggiato più volte le varie colture e il Cimitero, ma non ha cambiato l’aspetto del luogo. Ma in caso di esplosione del gas di 4 canne dal diametro di 120 cm ciascuna a pressione 75 bar e metanodotti e Centrale adiacenti c’è da immaginare uno spettacolo apocalittico. A Mutignano , a causa di smottamento, l’esplosione del gasdotto di solo 60 cm di diametro ha causato distruzione di auto, di una casa, incendio e vetrificazione di alberi e colture, fusione di sassi per un raggio di 150 metri".
Iavarone Maria Clotilde presidente di “Orsa Pro Natura Peligna”
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