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giovedì 21 agosto 2014

"DIFENDIAMO IL CAMOSCIO DELLA VAL DI ROSE"

CIVITELLA ALFEDENA - "Nei giorni scorsi l’Ente Parco ha diffuso con un proprio comunicato i dati del censimento dei camosci. La notizia è stata ripresa dalla stampa con titoli che annunciavano il “boom di nascite e che il camoscio gode di ottima salute”. Nel comunicato si parla anche delle aree in cui è presente il camoscio citando i Tartari e il  Marsicano . La notizia è stata appresa da tutti con molto piacere e molto probabilmente in pochi hanno colto quel virgolettato del comunicato in cui si parla di “ criticità del camoscio nell’area della Val di Rose” e in misura minore anche Monte Amaro. Le creste della Camosciara cuore  dell’area protetta e nucleo originario del Parco d’Abruzzo. Quello per la cui tutela, assieme all’Orso Morsicano, è stato istituito"si legge in una nota giunta in redazione inviata dal Comune di Civitella Alfedena.
"Nello stesso giorno si è svolto a Civitella Alfedena un’incontro pubblico organizzato dal Parco e dal Comune nel quale sono stati forniti alcuni dati che riguardano lo stato numerico dei camosci nella Val di Rose, da parte  del gruppo che sta conducendo, per conto dell’Ente Parco,  una ricerca in quest’area. I dati forniti hanno messo in evidenza che il branco della Val di Rose, un tempo numeroso, si contavano oltre 140 esemplari, oggi si è ridotto ad alcune decine e la situazione non è critica è allarmante. Che cosa è accaduto e accade al branco della Val di Rose? E’ questa la domanda che ripetutamente chi conosce  e frequenta quell’area si pon, come pure l’amministrazione di Civitella Alfedena e lo stesso Ente Parco. Quest’ultimo ha commissionato nel 2010 al professor  Sandro Lovari  dell’Università di Siena una specifica attività di ricerca. Sembra che alcuni fattori, rilevati dai ricercatori, come i cambiamenti climatici, la riconquista del bosco delle prateria e la competizione con il cervo possano essere le possibili cause di quello che sta accadendo.
Altre domande vengono alla mente: come mai nell’area originaria dove era rimasto l’unico nucleo di camosci del parco, dove sono state realizzate azioni di tutela che non hanno pari: si pensi al divieto di taglio, all’interdizione  al pascolo degli animali domestici, al numero chiuso in alcuni periodi dell’anno per gli escursionisti, la situazione del camoscio è allarmante con un numero che ormai decresce da anni? Quanti animali sono stati prelevati nel corso degli anni da quell’area  per reintrodurli negli altri parchi abruzzesi, di quali classe d’età, quanti decessi sono avvenuti durante le catture, che incidenza ha avuto tutto questo nel corso degli anni sul branco?  Sono domande alle quali dare una risposta convincente Lo stesso vale per  l’impatto che i cervi, reintrodotti negli anni 80 che sono passati da 80 esemplari a circa 2500, hanno con la flora e la fauna del territorio, con particolare riferimento alla Val di Rose.  Il camoscio appenninico o come piace a chiamarlo a noi d’abruzzo sembra goda di ottima salute da per tutto tranne però che nella Val di Rose. Se  questo non fosse un caso fortuito ma l’inizio di un problema? Per avere maggiori informazioni su quello che sta accadendo occorre destinare maggiori risorse alla ricerca: i parchi abruzzesi, il Ministero dell’Ambiente e la Regione Abruzzo restituissero alla Val di Rose un po’ di “generosità ricevuta” magari concorrendo ai costi della ricerca.  Occorre, altresì, iniziare da subito con azioni di conservazione del Camoscio della Val di Rose su cui si gioca la sfida stessa del Parco. La riserva Reale di caccia, il simbolo stesso del Parco è messo in pericolo nel suo areale storico. Data la situazione di pericolo e di grave allarme, come ha ripetuto nell’incontro il Professor Sandro Lovari sia per la Val di Rose che per Monte Amaro, l’Amministrazione di Civitella Alfedena intende promuovere la costituzione di un comitato per la salvaguardia del Camoscio nell’area della Val di Rose che possa essere di stimolo e dare sostegno e forza a chi, istituzionalmente preposto, deve mettere in essere le azioni immediate per la tutela della specie nell’area originaria anche con interventi mirati.
Chiunque voglia aderire ed essere informato sulle iniziative può farlo comunicando la propria adesione a info@comune.civitellaalfedena.aq.it"