I romeni, in Italia senza fissa dimora, curavano ogni particolare nei furti di rame, che poi alimentano il mercato clandestino: dopo aver effettuato accurati sopralluoghi sulla linea elettrica da saccheggiare (lontana dalle vie di comunicazione), mandavano in blocco le centraline di distribuzione in maniera tale da poter tranciare i grossi cavi elettrici senza restarne folgorati. I cavi venivano velocemente riavvolti in enormi bobine e caricati sui furgoni che la
banda aveva a disposizione, pronti per essere rivenduti a ricettatori compiacenti a circa 4 o 5 euro al chilo. A pagare le spese di questa attivita' criminosa, oltre all'Enel c'e' la gente comune, i residenti delle localita' asservite dalla rete interrotta che sono stati costretti a subire inaspettati black-out. Degli arrestati, tre erano gia' finiti in carcere nell'ambito delle indagini che hanno riguardato i furti di rame della linea elettrica in Val Pescara. Partendo da queste persone si e' arrivati ad incastrare tutta la banda. Di Cristofaro fa notare che l'indagine e' partita a seguito della telefonata al 112 di un cittadino insospettito dalla presenza in luogo isolato di un furgone.