PRATOLA - Nessuna risposta è stata sufficiente a soddisfare le esigenze di sicurezza che gli abitanti della valle Peligna chiedono, per il loro territorio, ormai da 74 anni. Da quando cioè colle San Cosimo ospitò la fabbrica Montecatini Nobel che produceva armamenti bellici durante la II guerra mondiale. Lo stabilimento occupava 2 mila persone e fu ripetutamente bombardato, tra il 1943-44, dalle forze aeree alleate con gravi perdite di vite umane. L’impianto venne riconsegnato, anni dopo, al Ministero della difesa, direzione generale di Artiglieria, che lo trasformò in deposito militare, da sempre conosciuto come polveriera di San Cosimo. Per anni è girata voce che nella base militare fossero depositate non solo armi convenzionali, ma altro di più pericoloso. Nessun appello alla chiarezza è stato mai ascoltato e alle mobilitazioni dei pacifisti e degli ambientalisti del comprensorio, che da anni insistono per una riconversione del sito militare in Polo della Protezione civile, il Ministero della difesa resta insensibile. L’on. Gianni Melilla (Sel) tenta così anche la strada dell’Interpellanza al Ministro della difesa, Mario Mauro, presentata nei giorni scorsi in Parlmaneto, oltre ad aver depositando anche un’Interrogazione per fare luce e chiarezza sulla base militare, probabilmente se ne discuterà in aula tra un mese. In riferimento agli atti: “ ..sul Colle di San Cosimo, tra Sulmona (AQ) e Pratola Peligna (AQ), è installata una vasta base militare di 134 ettari, completamente infrastrutturata che ospita un importante deposito di armi dell’Italia Centrale, intitolato alla madaglia d’oro al valor militare Enrico Giammarco; per sapere se tale deposito militare fu realizzato prima della seconda guerra mondiale nel 1939 per accogliere la fabbrica di esplosivi della Montecatini Nobel in cui lavoravano per la produzione bellica oltre 2 mila lavoratori; nel 1954 gli impianti furono riconsegnati dalla Montecatini al Ministero della Difesa, direzione generale di artiglieria; nel 1990 l’ENEA avrebbe predisposto un elenco riservato dove si individuano 4 aree militari del Paese, ritenute idonee per realizzarvi grandi depositi di materiale radioattivo; negli ultimi anni si è sviluppato una iniziativa culturale delle forze pacifiste e nonviolente, in accordo con gli Enti Locali della Valle Peligna per la riconversione del deposito militare a struttura logistica di riferimento per l’Abruzzo della Protezione Civile, in considerazione della sua collocazione centrale regionale e della sua notevole infrastrutturazione ( collegamento ottimale con autostrada e ferrovia, edifici e gallerie, oltre che servizi di ogni genere); quali sono a tutt’oggi le funzioni precise e le caratteristiche militari del deposito di San Cosimo Enrico Giammarco, se corrisponde al vero che nella polveriera di San Cosimo siano custodite armi convenzionali per il rifornimento delle forze armate del Centro Sud Italia e se vengano custoditi armamenti di altro tipo; se il materiale esplosivo custodito possa presentare problemi per la salute dei cittadini del territorio limitrofo; se non ritenga necessario una adeguata informazione agli Enti Locali della Valle Peligna, e in particolare ai comuni di Sulmona e Pratola Peligna; se non ritenga possibile prevedere una diversa utilizzazione pubblica del deposito di San Cosimo riconvertendolo da base militare a Centro Regionale della Protezione Civile per la Regione Abruzzo
(dal Quiquotidiano.it)
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