
SULMONA – “Puntuale, con l'emergenza
neve, è arrivata l'emergenza gas. Ma esiste davvero, per il nostro paese, un
problema di approvvigionamenti o è essenzialmente una questione di gestione
della risorsa gas? E soprattutto, dietro
l'agitazione per l'emergenza, si nascondono altre finalità?” Comincia così una
nota a firma dei comitati ambientalisti sulmonesi. “Ciò che non convince”
continuano “in primo luogo, è il comportamento di Gazprom, il colosso
energetico russo, che nei giorni scorsi ha ridotto le proprie forniture di gas
ai paesi europei in percentuali che arrivano fino al 30%. La
Russia ha fatto troppi contratti che
ora non riesce ad
onorare? Strano, per una nazione che vanta enormi giacimenti di gas e che ha in
progetto la realizzazione del mega gasdotto South Stream che dovrebbe portare
in Europa ben 63 miliardi di metri cubi
di gas l'anno. L'occasione è ghiotta e il generale inverno dà un aiuto a
Gazprom per ricordare agli europei che il principale rubinetto del gas,
dall'Est, è nelle sue mani.
Veniamo all'Italia. Il nostro
paese ha un'ottima diversificazione degli approvvigionamenti di gas: l'85-90
% viaggia in gasdotti che arrivano dal nord Europa (Olanda e Norvegia),
dall'Est (Russia) e dall'Africa (Algeria e Libia). Inoltre sono operativi due
rigassificatori (Rovigo e Panigaglia) che danno circa il 15% del gas
consumato in Italia.
Questa diversificazione
consente al nostro paese di superare agevolmente le situazioni di crisi. Come
quando ci furono temporanee interruzioni a causa della guerra in Libia o a causa
di una frana in Svizzera. Ma allora non si parlò di emergenza. Certo, ora siamo
in inverno e la possibile carenza di gas fa molta più presa sull'opinione
pubblica. Eppure, nonostante l'eccezionalità degli eventi meteorologici di
questi giorni, i picchi di consumo sono molto simili a quelli del dicembre 2010
quando toccarono i 459 milioni di metri cubi al giorno.
Il vero problema, per l'Italia, non
è una insufficienza delle infrastrutture ma, al contrario, le anomalie e le
disfunzioni prodotte dalla gestione monopolistica di Eni e Snam. I consumi di
gas, nel nostro paese, non hanno mai superato gli 85 miliardi di metri cubi
l'anno, mentre le infrastrutture esistenti (metanodotti e rigassificatori) hanno
una capacità di importazione ben superiore : 107 miliardi.
Non sono, perciò, gli impianti che
mancano. E' che, spesso, nei tubi non passa gas a sufficienza. Perché? Una
denuncia precisa, nei mesi scorsi, è arrivata da Confindustria Ceramica :
"In Italia c'è pochissima liquidità sul mercato del gas, ma non
perché non ne arrivi abbastanza. Le forniture correnti abbondano rispetto alla
domanda che è calata per le note difficoltà dell'industria. La vera ragione è
che la capacità di importazione è sottoutilizzata dall'Eni, che la sfrutta solo
al 60% e non consente ad altri di far passare il proprio gas nelle
infrastrutture inutilizzate" ( Sole 24 ore del 14.9.11). Ciò ci aiuta a
capire perché, da noi, la bolletta del gas è più alta rispetto agli altri paesi
europei. Intanto, i consumi continuano a scendere. Nel 2010 non hanno raggiunto
gli 83 miliardi di metri cubi, mentre nel 2011 si sono fermati a 77 miliardi e
417 milioni di metri cubi. E per il futuro? Afferma Matteo Varda, ricercatore
dell'Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano e
autore del libro "Una politica a tutto gas" : "Qualche tempo fa
Leonardo Bellodi dell'Eni, in un'audizione
al Senato ha detto che in Italia non
si stima un ritorno dei consumi ai picchi del 2005 prima del 2020" (
Panorama.it 8.2.12).
A cosa servono, allora, i 4 nuovi
metanodotti che dovrebbero giungere in Italia dall'Africa e dall'Est Europa e
gli oltre 10 rigassificatori progettati, dei quali 3 in dirittura
d'arrivo? L'obiettivo è dichiarato con enfasi nelle pagine di pubblicità che
Snam compra sui maggiori quotidiani italiani : "diventare l'hub europeo
del gas".In parole povere, il gas che arriverà attraverso le nuove
infrastrutture sarà rivenduto ai paesi del centro Europa. Il che spiega molto
bene a cosa dovrebbe servire il nuovo mega gasdotto Brindisi- Minerbio di 687 Km , destinato a
sconvolgere l'Appennino. Ciò che non quadra è perché un'operazione puramente
commerciale, che ha per scopo quello di portare enormi profitti nelle
casse della Snam, debba essere pagata dai nostri territori e dalle nostre
popolazioni in termini di rischi e costi elevatissimi per la salute, la
sicurezza, l'ambiente e le economie locali.
Come per tutte le emergenze anche
quella relativa al gas è soprattutto un problema di previsione e di
organizzazione. Proprio per situazioni come quella dei giorni scorsi esistono
gli stoccaggi che, in Italia, sono pari a circa 15 miliardi di metri cubi di
gas, di cui 5 strategici.
La prima incongruenza che balza agli
occhi è che anche qui esiste una situazione di monopolio: infatti il 97% degli stoccaggi
appartiene a Stogit, società del gruppo Snam che così, anche in questo settore,
come per l'import e la distribuzione, fa sostanzialmente il bello e cattivo
tempo.
"Riteniamo che le riserve
disponibili e il quadro complessivo di utilizzo delle risorse del sistema gas
rendessero possibili altri modi per affrontare questa emergenza climatica"
ha dichiarato Paolo Culicchi, presidente del consorzio industriale Gas
Intensive; mentre Massimo Mucchetti (Corriere della Sera dell'8.2.12) ha
osservato : "se scatta un'emergenza a fine stagione, con stoccaggi
già sfruttati, la reazione diventa difficile" e ricorda come per anni
"la Stogit
ha redistribuito gli utili alla casa madre senza investire". "In
Italia esiste un problema serio di logistica: il gas c'è ma non riusciamo a
distribuirlo in modo corretto ed efficiente quando ci sono picchi di richieste
come quelli di questi giorni" ha dichiarato (Panorama.it 8.2.12)
Alberto Bitetto, titolare di Ital Gas Storage, che è in procinto di realizzare
un grande sito di stoccaggio in provincia di Lodi.
In definitiva, la questione centrale
non è la carenza di gas ma piuttosto la gestione del sistema gas nel nostro
paese. Un sistema che muove interessi talmente giganteschi da farci
legittimamente chiedere quanto dell'emergenza di questi giorni è reale e quanto
è invece abilmente pilotato per raggiungere scopi non apertamente dichiarabili,
sia da parte di Gazprom che da parte di Eni-Snam.
Il metano ti dà una mano, diceva una
pubblicità di tanti anni fa: così la mano la dà, ma non ai cittadini bensì a
chi intende continuare a mantenere, a livello internazionale e nel nostro
paese, posizioni di assoluto dominio.”