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lunedì 13 febbraio 2012

METANODOTTO, COMITATI SU EMERGENZA GAS


SULMONA – “Puntuale, con l'emergenza neve, è arrivata l'emergenza gas. Ma esiste davvero, per il nostro paese, un problema di approvvigionamenti o è essenzialmente una questione di gestione della risorsa gas? E soprattutto,  dietro l'agitazione per l'emergenza, si nascondono altre finalità?” Comincia così una nota a firma dei comitati ambientalisti sulmonesi. “Ciò che non convince” continuano “in primo luogo, è il comportamento di Gazprom, il colosso energetico russo, che nei giorni scorsi ha ridotto le proprie forniture di gas ai paesi europei in percentuali che arrivano fino al 30%.  La Russia ha fatto troppi contratti che
ora non riesce ad onorare? Strano, per una nazione che vanta enormi giacimenti di gas e che ha in progetto la realizzazione del mega gasdotto South Stream che dovrebbe portare in Europa  ben 63 miliardi di metri cubi di gas l'anno. L'occasione è ghiotta e il generale inverno dà un aiuto a Gazprom per ricordare agli europei che il principale rubinetto del gas, dall'Est, è nelle sue mani. La Russia ha tutto l'interesse a creare allarme, ed infatti Putin ne ha subito approfittato per attaccare l'Europa ( "sarebbe da ricordare adesso chi rallentava la costruzione di North Stream") e, naturalmente, per spingere sulla realizzazione di South Stream (che vede la partecipazione dell'Eni al 20% e del quale un braccio dovrebbe approdare in Italia, ad Otranto). In ogni caso, il 6 febbraio scorso, la portavoce del Commissario UE all'Energia, Guenther Oettinger, ha dichiarato : "Non c'è alcuna emergenza gas in Europa".
 Veniamo all'Italia. Il nostro paese ha un'ottima diversificazione degli approvvigionamenti di gas: l'85-90 %  viaggia in gasdotti che arrivano dal nord Europa (Olanda e Norvegia), dall'Est (Russia) e dall'Africa (Algeria e Libia). Inoltre sono operativi due rigassificatori  (Rovigo e Panigaglia) che danno circa il 15% del gas consumato in Italia.
Questa diversificazione  consente al nostro paese di superare agevolmente le situazioni di crisi. Come quando ci furono temporanee interruzioni a causa della guerra in Libia o a causa di una frana in Svizzera. Ma allora non si parlò di emergenza. Certo, ora siamo in inverno e la possibile carenza di gas fa molta più presa sull'opinione pubblica. Eppure, nonostante l'eccezionalità degli eventi meteorologici di questi giorni, i picchi di consumo sono molto simili a quelli del dicembre 2010 quando toccarono i 459 milioni di metri cubi al giorno.
Il vero problema, per l'Italia, non è una insufficienza delle infrastrutture ma, al contrario, le anomalie e le disfunzioni prodotte dalla gestione monopolistica di Eni e Snam. I consumi di gas, nel nostro paese, non hanno mai superato gli 85 miliardi di metri cubi l'anno, mentre le infrastrutture esistenti (metanodotti e rigassificatori) hanno una capacità di importazione ben superiore : 107 miliardi.
Non sono, perciò, gli impianti che mancano. E' che, spesso, nei tubi non passa gas a sufficienza. Perché? Una denuncia precisa, nei mesi scorsi, è arrivata da Confindustria Ceramica : "In Italia c'è pochissima liquidità sul mercato del gas,  ma non perché non ne arrivi abbastanza. Le forniture correnti abbondano rispetto alla domanda che è calata per le note difficoltà dell'industria. La vera ragione è che la capacità di importazione è sottoutilizzata dall'Eni, che la sfrutta solo al 60% e non consente ad altri di far passare il proprio gas nelle infrastrutture inutilizzate" ( Sole 24 ore del 14.9.11). Ciò ci aiuta a capire perché, da noi, la bolletta del gas è più alta rispetto agli altri paesi europei. Intanto, i consumi continuano a scendere. Nel 2010 non hanno raggiunto gli 83 miliardi di metri cubi, mentre nel 2011 si sono fermati a 77 miliardi e 417 milioni di metri cubi. E per il futuro? Afferma Matteo Varda, ricercatore dell'Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano e autore del libro "Una politica a tutto gas" : "Qualche tempo fa Leonardo Bellodi  dell'Eni,  in  un'audizione
al Senato ha detto che in Italia non si stima un ritorno dei consumi ai picchi del 2005 prima del 2020" ( Panorama.it 8.2.12).
A cosa servono, allora, i 4 nuovi metanodotti che dovrebbero giungere in Italia dall'Africa e dall'Est Europa e gli oltre 10 rigassificatori progettati, dei quali 3 in dirittura d'arrivo? L'obiettivo è dichiarato con enfasi nelle pagine di pubblicità che Snam compra sui maggiori quotidiani italiani : "diventare l'hub europeo del gas".In parole povere, il gas che arriverà attraverso le nuove infrastrutture sarà rivenduto ai paesi del centro Europa. Il che spiega molto bene a cosa dovrebbe servire il nuovo mega gasdotto Brindisi- Minerbio di 687 Km, destinato a sconvolgere l'Appennino. Ciò che non quadra è perché un'operazione puramente commerciale, che ha per scopo quello di portare enormi profitti nelle casse della Snam, debba essere pagata dai nostri territori e dalle nostre popolazioni in termini di rischi e costi elevatissimi per la salute, la sicurezza, l'ambiente e le economie locali.
Come per tutte le emergenze anche quella relativa al gas è soprattutto un problema di previsione e di organizzazione. Proprio per situazioni come quella dei giorni scorsi esistono gli stoccaggi che, in Italia, sono pari a circa 15 miliardi di metri cubi di gas, di cui 5 strategici.
La prima incongruenza che balza agli occhi è che anche qui esiste una situazione di monopolio: infatti il 97% degli stoccaggi appartiene a Stogit, società del gruppo Snam che così, anche in questo settore, come per l'import e la distribuzione, fa sostanzialmente il bello e cattivo tempo.
"Riteniamo che le riserve disponibili e il quadro complessivo di utilizzo delle risorse del sistema gas rendessero possibili altri modi per affrontare questa emergenza climatica" ha dichiarato Paolo Culicchi, presidente del consorzio industriale Gas Intensive; mentre Massimo Mucchetti (Corriere della Sera dell'8.2.12) ha osservato : "se scatta un'emergenza a fine stagione, con stoccaggi già sfruttati, la reazione diventa difficile" e ricorda come per anni "la Stogit ha redistribuito gli utili alla casa madre senza investire". "In Italia esiste un problema serio di logistica: il gas c'è ma non riusciamo a distribuirlo in modo corretto ed efficiente quando ci sono picchi di richieste come quelli di questi giorni" ha dichiarato (Panorama.it 8.2.12) Alberto Bitetto, titolare di Ital Gas Storage, che è in procinto di realizzare un grande sito di stoccaggio in provincia di Lodi.
In definitiva, la questione centrale non è la carenza di gas ma piuttosto la gestione del sistema gas nel nostro paese. Un sistema che muove interessi talmente giganteschi da farci legittimamente chiedere quanto dell'emergenza di questi giorni è reale e quanto è invece abilmente pilotato per raggiungere scopi non apertamente dichiarabili, sia da parte di Gazprom che da parte di Eni-Snam.
Il metano ti dà una mano, diceva una pubblicità di tanti anni fa: così la mano la dà, ma non ai cittadini bensì a chi intende continuare a mantenere, a livello internazionale e nel nostro paese, posizioni di assoluto dominio.”

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