ATELETA – E'
ripreso questa mattina in Corte d’Assise all’Aquila il processo sull'omicidio
di Giuseppe Petrilli, il cameriere di Ateleta trovato carbonizzato all'interno
della sua auto la sera del 7 dicembre 2003. Accusati di omicidio volontario in concorso e
occultamento e distruzione di cadavere la moglie Rita Guerra e il suo amante
Antonio Di Bucci. Nell'udienza di oggi ha parlato per la prima volta la donna
facendo dichiarazioni spontanee e prendendo le distanze dal suo ex amante. "La mia assistita ha
pubblicamente affermato di aver nutrito dubbi
sul suo amante Antonio Di Bucci in relazione al presunto omicidio del marito
Giuseppe Petrilli, tanto che l'incertezza sull'eventuale responsabilita' del
suo amante la spinse a lasciarlo, cosi' come risulta dai verbali". E’
quanto riferisce Giuseppe Merlino, legale di Rita Guerra. La difesa dei due
imputati, Giuseppe Merlino per Rita Guerra e
Paolo Marino per Antonio Di Bucci, nell'udienza ha sottolineato
nuovamente l'incongruita' della tesi della pubblica accusa in relazione ai
tempi e alla modalita' di esecuzione del presunto omicidio. Il processo e' stato aggiornato al 4 novembre per le repliche di
accusa e parte civile, con le conclusioni affidate alla difesa, giorno in cui
la camera di Consiglio potrebbe emettere la sentenza. Tutto risale al 7
dicembre del 2003, quando il corpo di Giuseppe Petrilli fu trovato carbonizzato
nella sua Fiat Panda in una scarpata al chilometro 8 della strada provinciale
84, nei pressi di Pietransieri, tra Roccaraso, dove lavorava e Ateleta, dove
viveva. Inizialmente si penso' a un incidente dovuto al ghiaccio, ma alcune
impronte sulla neve fresca e il corpo di Petrilli rinvenuto all'interno del
bagagliaio dell'auto incendiata indussero gli investigatori a seguire la pista
dell'omicidio. I primi riscontri arrivarono dall'autopsia effettuata sei mesi
dopo il fatto, quando emerse che Petrilli poteva essere morto in seguito a un
colpo alla testa e che gli arti superiori erano mancanti. Petrilli, stando
all'accusa, sarebbe stato ucciso nel garage della sua abitazione per poi
simularne il decesso nell'incidente d'auto.