DAL PD A API, MANASSERI UFFICIALIZZA E SPIEGA PERCHE'

SULMONA – “Mi sono stancato di resistere, voglio esistere”. Ha esordito con queste parole, oggi pomeriggio, il consigliere comunale Filadelfio Manasseri nel comunicare ufficialmente il suo passaggio dal Partito Democratico ad Alleanza per l’Italia e lo ha fatto insieme a Gino Milano, capogruppo Api in Consiglio regionale e a Marino Roselli, coordinatore regionale Api, secondo i quali “Sulmona è una città importante e attraverso Manasseri vogliamo presidiare il territorio. E’ Api che ha cercato Manasseri e non il contrario”.

Ha ribadito quanto accennato nei giorni scorsi l’ex capogruppo del Pd, affermando di non condividere più la linea di partito a livello regionale. “Sulmona non si sente mai nella politica regionale. Bisogna ridare voce a questa città e io voglio essere una voce”. Ha spiegato di essere stato uno dei fondatori del Pd in città, partito in cui ha creduto e che aveva pensato come riformista, ma ha ritenuto opportuno scegliere un’altra strada nel momento in cui si sentiva non integrato e parteicpe appieno “Mi parlavano di congressi a cose fatte”.Quanto al suo ruolo a palazzo San Francesco: “Non mi sono posto il problema. Io sono un consigliere comunale e la mia voce sarà Api”.  E’ in corso il tesseramento che si chiuderà domani e inaugurazione a settembre della sede in piazza Minzoni.  “Ci sono nuclei che stanno crescendo nei vari paesi del circondario” ha detto Bonifacio Gentile, che ha seguito la scelta di Manasseri, alla stregua di Rosanna Sebastiani e Giulio Mastrogiuseppe. “Corteggiato” anche il capogruppo di Insieme per Lombardo, Luigi Santilli, il quale ha rifiutato anche questa proposta, come aveva fatto nei giorni scorsi con quella di Antonio Iannamorelli. Con Fli e Udc, invece, Manasseri ha affermato “abbiamo discusso già in tempi non sospetti” , facendo riferimento all’incontro nazionale che si svolgerà il 22 luglio a Roma, per redigere un documento congiunto affinchè si possa avere la certezza della costituzione di un terzo polo. Un nuovo partito, dunque, che punta a rinnovare la classe dirigente e vuol far leva sui giovani. Senza leader e senza capi.