ROMA - "Il carcere sempre più nelle sabbie mobili della vulnerabilità tecnologica. Non c'è giorno in cui non si ha notizia di telefonini ritrovati e droga che, complice la tecnologia moderna, vengono praticamente consegnati a domicilio per via aerea ricorrendo ai droni.Anche oggi due notizie hanno vestito questi panni e la cosa disarmante è che si sa ma nulla si sta facendo per metterci una toppa.Nella mattinata odierna, grazie ad un’attenta osservazione e successiva perquisizione da parte della polizia penitenziaria, nel Reparto G8 del carcere Romano di Rebibbia Nuovo Complesso, sono stati rinvenuti ben due pacchi nei quali sono stati trovati 18 telefoni smartphone con i relativi caricabatterie, un iPad, un tablet, un bilancino di precisione, un certificato di autenticità di un diamante da 7,05 carati, sette cuffie usb con microfono, 24 grammi di cocaina, 99 grammi di hashish e un rilevatore Gps.
Anche se la certezza non la si ha, se non nel momento in cui lo si vede con i propri occhi, nulla toglie che la consegna possa essere avvenuta proprio a mezzo drone.
A Sulmona, carcere incastonato tra i monti dell'Abruzzo, invece, la certezza che i droni vengono utilizzati come messi viaggiatori per la consegna di dispositivi telefonici c'è e lo si è visto dimostrato ieri quando questo tipo di vettore, che ha cercato di portare in dote dei detenuti ristretti al carcere di Sulmona il consueto mercimonio, è caduto nella "rete" del fucile cattura droni.
Un grande risultato quello conseguito in entrambi i casi dai poliziotti penitenziari di stanza nelle rispettive sedi interessate dagli eventi critici ma che comunque fa capire quanto difficile risulta essere per i "poveri" baschi blu, per via della gravissima carenza di organico, combattere il fenomeno.
Eppure i metodi per cercare di fare molto di più e quindi cercare di mettere fine al problema dei fraudolenti telefonini ci sono, molte volte evocati dal Procuratore di Napoli Nicola Gratteri ma anche dai rappresentanti dei lavoratori del settore come nel caso del sindacalista Mauro Nardella, delegato nazionale del Coordinamento Nazionale Polizia Penitenziaria Spp, basterebbe utilizzare i disturbatori di frequenza cosiddetti jammer e il problema quanto meno è di molto ridimensionato.
L'unica cosa che ci di chiede è cosa su sta aspettando". M.N.
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