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venerdì 12 settembre 2025

CARCERI E SOGGETTI PSICHIATRICI. NARDELLA (CNPP-SPP)-"POTENZIARE LE REMS OPPURE RIAPRIRE QUEI "MALEDETTI" OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI"

ROMA - "Sono molte, troppe le cose che non vanno nel sistema penitenziario italiano.
Mi è bastato leggere un dossier sul tema degli internati e delle misure di sicurezza ottimamente prodotto dal Dr. Lucio Di Blasio,
affermato Funzionario giuridico pedagogico, per capire in quale situazione delirante si è andato cacciando il mondo della pena in una delle 7 grandi potenze al mondo.Come si sa dopo la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), la cui riforma è stata portata a compimento con la legge n. 9 del 17 febbraio 2012, che ha previsto la chiusura degli OPG entro il 1° febbraio 2013 e successivamente prorogata al 31 marzo 2015, secondo lo scrivente, con modalità troppo fallimentari da consentire la contemperazione dell'esigenza di tutti gli attori in campo, l'introduzione delle Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) come alternativa detentiva per persone con patologie psichiatriche ha visto l'implementazione di un numero di posti del tutto insufficiente per soddisfare la copertura voluta dalla politica di restaurazione degli OPG stessi.
Questo ha portato a una gestione assolutamente inadeguata dei soggetti con problemi di salute mentale in carcere i quali anziché nelle strutture predisposte alla loro accoglienza sono finiti per essere gestiti da direzioni carcerarie private dei necessari strumenti, ivi compreso quel personale adeguatamente formato e che negli OPG di certo non mancava.
In sostanza, considerato il fatto che, contrariamente a quanto erano ancora in voga gli OPG, oggi si paga per non avere sufficiente personale penitenziario e per di più, come detto, adeguatamente preparato per la loro gestione, posso tranquillamente affermare che si stava davvero meglio quando si stava peggio.
Ciò relega a madornale errore la scelta a suo tempo maturata dall'allora ministro della salute Ignazio Marino i cui sani propositi sono stati annientati dall'incompleta attuazione del progetto stesso.
La chiusura degli OPG non è stata accompagnata da un adeguato sviluppo di servizi territoriali di salute mentale.
Questo stato di cose ha messo a rischio, e tutt'ora lo sta seriamente facendo, non solo  il diritto alla salute di persone con gravi patologie psichiatriche, che non ricevono le cure necessarie, ma anche e soprattutto quella degli operatori carcerari il cui stress lavoro correlato, unito al decuplicarsi delle aggressioni subite proprio ad opera di tali soggetti, sta fortemente minando la loro capacità operativa.
Il tutto è stato aggravato dal ritardo nello sviluppo dei servizi di salute mentale gestiti dal Servizio Sanitario Nazionale e, se vogliamo, da un non sufficiente investimento economico, lasciando quindi le persone con tali patologie senza un adeguato supporto.
Questo porta a una sorta di battaglia amministrativa  tra gli istituti penitenziari e quei servizi psichiatrici che non si stanno assumendo in carico il trattamento proprio delle loro funzioni.
La cosa grave sta nel fatto che il legislatore ha motivato la necessità di questa riforma sostenendo che gli OPG risentivano di gravi carenze organizzative e di organico, rendendo le condizioni di vita degli internati inaccettabili​.
Come se oggi fosse cambiato qualcosa visto che più che migliorato, il clima che si vive negli istituti di pena è di gran lunga peggiorato con la chiusura degli OPG.
I propositi della gestione Marino, come detto, erano buoni. Quello che è stato sbagliato è  avere avuto fretta di farlo investendo pochissimo sull'alternativa visto che ad oggi mancano all'appello almeno 2000 posti nelle REMS. Sto parlando di strutture che si sarebbero dovute differenziare dagli OPG per via della maggiore attenzione alla cura e alla riabilitazione dei pazienti, piuttosto che lasciarli destinare alla semplice custodia​.
L’intento dichiarato della riforma, ma, come ho detto, miseramente fallito, era quello di eliminare le defaillance degli OPG, sostituendoli con strutture più adeguate, ovvero garantire la dignità e il recupero dei pazienti oltre che del personale di Polizia Penitenziaria.
Un progetto, come sottolineato, fallimentare visto che allo stato attuale, in luogo dei circa 1400 internati all'epoca ristretti negli OPG alla data della loro chiusura sono state aperte soltanto 30 REMS con una capacità ricettiva di circa 700 internati a cui vanno aggiunti almeno altrettanti soggetti con disturbi mentali, più o meno gravi, detenuti per altre cause, tanto che in ogni carcere italiano sono oggi presenti almeno una quindicina di detenuti in media con malattie psichiatriche.
Insomma ad oggi, distribuiti nelle circa 200 carceri italiane, vi sarebbero circa due migliaia di soggetti psichiatrici che non hanno trovato posto nelle neonate strutture per le misure di sicurezza e che, proprio per la mancanza di adeguato supporto umano e strutturale risultano incompatibili con l'articolo 27, comma 3 della Costituzione.
l'Italia paga anche lo scotto di un codice penale non aggiornato allo scopo.
Per finire posso affermare senza ombra di dubbio che si è perseverato nell'errore fatto con la legge Basaglia che ha chiuso giustamente i manicomi civili senza però prima creare quel supporto di cure esterne scaricando sulle famiglie  il peso dei problemi dei soggetti psichiatrici.
Con le Rems è successo di peggio.
In questo caso non si ha infatti a che fare con meri soggetti psichiatrici ma con autori di reati anche gravi e raccapriccianti.
Lo Stato deve avere il coraggio di ammettere di avere fatto un grave errore nel chiudere gli OPG  diluendo gente incapace di intendere e di volere in carceri per nulla attrezzati allo scopo.
Le uniche soluzioni adottabili sono solo e soltanto due: raddoppiare il numero dei posti nelle REMS oppure riaprire quei "maledetti" OPG.
- Il delegato nazionale Cnpp-Spp Mauro Nardella -

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