PESCARA - “La campagna di affissioni anti-gender in corso a Pescara, così come in molte altre città italiane, è perfettamente legittima, e le contestazioni di una presunta violazione dell’articolo 23 comma 4 bis del Codice della Strada sono totalmente infondate, dato che il contenuto delle immagini non è minimamente lesivo od offensivo di alcuna persona, quella disposizione si riferisce solo alle pubblicità commerciali e non alle comunicazioni sociali come la nostra, e infine perché, in ogni caso, l’articolo 23 comma 4 bis del Codice della Strada manca dei decreti ministeriali attuativi previsti dalla norma stessa e mai emanati, senza i quali la disposizione è comunque del tutto inapplicabile. Pertanto rispediamo al mittente le accuse del collettivo trans-femminista “Rosa Fucsia”, volte solo a pretendere una censura politica di opinioni diverse dalle proprie degna di un regime totalitario e in contrasto con la libertà di manifestazione espressamente tutelata dall’articolo 21 della Costituzione”.
Così in una nota Carola Profeta, referente abruzzese di Pro Vita & Famiglia Onlus, risponde alle accuse giunte dal collettivo Rosa Fucsia. Le affissioni riportano tre frasi riferite a casi realmente accaduti e gestiti da Pro Vita & Famiglia: “Oggi a scuola un attivista Lgbt ha spiegato come cambiare sesso – Giulio, 13 anni”; “Oggi a scuola ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo – Anna, 8 anni”; “La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine – Matilde, 16 anni”. Se il Comune decidesse di rimuovere le nostre legittime affissioni non in base alla legge ma alla recente adesione della Città alla Rete Ready delle Amministrazioni LGBT, si dimostrerebbe come questa scelta, passata anche grazie alle astensioni o all’appoggio di parte del centrodestra, era stata pensata esattamente per comprimere le libertà fondamentali e imporre alla cittadinanza l’Agenda e la narrazione del movimento LGBT, un motivo in più per tornare indietro".
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