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venerdì 2 agosto 2024

SULMONA: “LA RINUNCIA DI CELESTINO V: UN CASUS BELLI DEI CANONISTI”


SULMONA - "È stata una giornata all’insegna di Celestino V quella che ha visto intervenire alla Rotonda S. Francesco i relatori del libro “La rinuncia di Celestino V: un casus belli dei canonisti” e tanti altri insigni relatori.  L’ultimo lavoro del corpus celestiniano, giunto al 16° volume, ha visto coinvolti quattro studiosi: il compianto latinista sulmonese Prof. Ilio Di Iorio, la Prof.ssa Stefania Di Carlo, sua collega e amica, il Prof. Giorgio Greco, docente di teologia dell’Università Cattolica di Milano, la Prof.ssa Elena Pulega.Il Dott. Domenico Taglieri, Presidente della Fondazione Carispaq, ha voluto inserire quest’appuntamento dopo quello alla badia con il cardinale Matteo Maria Zuppi, per continuare un discorso su Celestino V che ha particolarmente a cuore non solo perché quest’ultimo volle chiamarsi Pietro da Morrone ma anche perché Sulmona lo ricorda negli eremitaggi, nelle chiese del centro storico, nelle iniziative che ogni anno l’interessano. «Sulmona – ha detto -  è Celestino V ma anche Papa Benedetto XVI il cui ricordo è impresso nell’anima di ogni cittadino di Sulmona».





    Il Segretario particolare del vescovo di Sulmona-Valva, S.E. Mons. Michele Fusco, don Cristian di Sanza, ha letto un intervento pregevole. Il vescovo ha qualificato «Sulmona quale culla di cultura e di spiritualità; di Celestino ha amato rilevare non la forza di potere ma la grandezza nella mitezza, il faro di semplicità; sul libro ha indicato una collettanea di pregio».
    Decisamente avvincente l’intervento del Dott. Adriano Monti Buzzetti Colella, Giornalista del TG2 e Presidente del Centro per il Libro e la Lettura (Cepell) che si è così espresso: « Il tema più originale di questo lavoro resta l’analisi minuziosa della renuntiatio celestiniana dal punto di vista delle questioni di diritto canonico che essa sollevò all’epoca, ma non solo. Consentitemi un inciso di natura personale: tanti anni fa, ben prima del ritiro di Benedetto XVI, chi vi parla era un dipendente della Santa Sede, giovane praticante giornalista presso la Radio Vaticana. Giunto infine all’orale dell’esame di Stato per acquisire il sospirato tesserino da giornalista professionista, a motivo dei miei trascorsi redazionali fui interrogato proprio sugli aspetti giuridici della rinuncia papale! Si tratta solo di un piccolo esempio, a dimostrazione della perduranti suggestioni che un tema tanto singolare ha sedimentato nella percezione collettiva di un’auctoritas papale che si vorrebbe non limitata da accidenti temporali di sorta.  Va da sé che nell’analisi del tema lo studio delle fonti coeve, abbondantemente riportate in questo testo, si rivela illuminante. Mi hanno colpito in particolare le citazioni dal monumentale opus metricum del cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi, testimone oculare del percorso pubblico e privato che condusse Celestino a liberarsi dal peso della tiara. Attraverso gli scritti del porporato duecentesco leggiamo l’anima palpitante di Pietro dal Morrone, gli intimi rovelli di un mistico strappato quasi a forza dalle oranti solitudini rupestri della sua vita montana, per assumere un ruolo al quale si sentiva inadeguato sotto più di un aspetto. Insieme alla frustrazione dell’uomo, e ai tentativi affannosi che compie per sciogliere i dilemmi che lo opprimono, leggiamo però anche il rigore e la cura pastorale di un degno titolare del ministero petrino; il quale, se da un lato ritiene sinceramente di creare danno all’orbe cattolico nel governarlo - a suo giudizio - con un vistoso defectus scientiae, dall’altro prima di gettare la spugna vuole fare le cose “secondo le regole”: cioè facendosi prima autorevolmente consigliare dal collegio dei cardinali, quindi valutando con attenzione i pro e i contra del suo discernimento, e infine formalizzando il suo sottrarsi con degli atti giuridici solenni (statutum, declaratio eccetera) affinché l’organismo ecclesiale “metabolizzi” il trauma istituzionale, riducendo al minimo lo sconcerto e la confusione. Ne emerge il ritratto di un pastore d’anime forse troppo poco fidente nei propri mezzi, ma non privo di oculatezza e raziocinio, oltre che premurosamente sollecito verso il proprio gregge. Qualità che contrastano senz’altro con la vulgata, decisamente troppo riduttiva, di un Papa “dilettante” capitato quasi per caso sul trono del Principe degli Apostoli».




    Suor Assunta Tucci, ha inteso essere presente all’evento, inviando i propri saluti e un suo messaggio dall’Africa, ove è stata trattenuta per impegni nel monastero celestino di Bangui. Ha detto con Papa Francesco che Celestino V è un Papa santo per merita di essere ancor di più valorizzato: «Ho sempre seguito dall’Africa questi studi e posso dire che sono utili per capire un uomo di Dio che dal Molise a Sulmona e infine a L’Aquila e Fumone ha fatto tanto bene per la gente».
Il Prof. Emilio Marcone, Dirigente Scolastico f.r del Liceo Classico di Atri (TE) ha omaggiato il compianto amico Ilio Di Iorio scomparso nel 2017 in distici latini: « IN MEMORIAM ILII de IORIO INTEGRITATIS FAMA SUPERSTITIS - AEMILIUS  MARCONE SCRIPSIT - Mente mea manet usque tui imago ; / tua quid reddam nunc pro bonitate? / Tibi versiculos cecini, scis quos esse,  / o mi sodalis ,  poetae pretiosa munera. / Magna caritate plurimos instituisti dicipulos, / apud clarum Lyceum Sulmonense. / Hic latinam linguam graecamque discebant / atque probo vitam dègere more suam. / Papae Coelestini studia provehenda / summo opere et alacritate curavisti. / De caelo semper  nobiscum dìssere, Ili, / nos simul historias perge docere novas».(«In memoria di Ilio de Iorio che vive ancora per la sua fama di uomo retto. Emilio Marcone scrisse: Il ricordo di te rimane sempre nella mia mente; /   cosa potrò darti per compensare la tua bontà? / Per te ho scritto dei brevi versi, sai che essi sono, /   o caro collega, preziosi doni del poeta. / Con grande amore hai formato moltissimi allievi  /   al prestigioso liceo classico sulmontino. / Qui imparavano la lingua latina e greca  /  ed a condurre la propria vita in modo onesto. / Hai curato la promozione degli studi /   di papa Celestino con sommo impegno ed alacrità. /Dal cielo discorri sempre con noi, o Ilio,  /    nel tempo stesso continua ad insegnarci storie nuove»).
Moderatore è stato il Dott. Giulio Mastrogiuseppe, Presidente Associazione Celestiniana di Sulmona, moderatore dell’evento che ha ricordato “Luigi Di Cesare, l’indimenticabile amico e Capitano del Borgo Pacentrano”. La Dott.ssa Rosa Giammarco, Vice Presidente della “Giostra cavalleresca” che ha messo l’accento sull’importanza della “Giostra della pace in nome di Celestino V” e delle importanti delegazioni che sono presenti quest’anno nonché l’attenzione che il Dott. Taglieri ha sempre dato a quest’evento che ha un’eco internazionale.
Ha chiuso la giornata di studio la Prof.ssa Stefania Di Carlo, che ha colto l’occasione anche di sintetizzare il contributo del Prof. Giorgio Greco. «La “Quaestio et Epistula” di Pietro Di Giovanni Olivi e il “De renunciatione” di Egidio Colonna – ha detto  - costituiscono due testi canonici imprescindibili per comprendere la legittimità della rinuncia di Celestino, avvenuta il 13 dicembre 1294. Essi meritavano una traduzione in lingua italiana; non potevano restare nel dimenticatoio o appannaggio di alcune persone perché scritti in latino. Ilio Di Iorio, nel 2009, e Elena Pulega nel 2023 hanno reso un servizio immane alla ricerca; lei e il Prof. Greco hanno potuto dimostrare su quali argomenti si è basata la liceità dell’atto di Celestino V. Se Celestino V si è dimesso, ciò è accaduto dopo una crisi di coscienza di cui si ha sentore nell’”Opus metricum” scritto dal cardinale Jacopo Caetani Stefaneschi, testimone oculare nel giorno della consegna della nomina papale sul Morrone. L’abdicazione dal soglio petrino è solo il compimento di un uomo di Dio profondamente ancorato al messaggio evangelico, scevro da interessi curiali, amante della solitudine ma anche dalla grande integrità morale e forza spirituale. I canonisti del tempo hanno stimato che Celestino abbia fatto un’abdicazione secondo le regole».
Alla presentazione del libro erano presenti molti membri del Borgo Pacentrano, rappresentati anche dall’attuale capitano, Dott. Raffaello De Angelis, il Dott. Fernando La Civita, ideatore della copertina del libro, la Dott.ssa Gemma Di Iorio, molti parenti del Dott. Luigi Di Cesare, cui è dedicato il prezioso volume n. 16, la Sig.ra Splendore e tanti altri esponenti della cultura di Sulmona, convenuti anche a “salutare” l’ennesima fatica del compianto Prof. Ilio Di Iorio

    


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