Per natura sono diffidente, ragion per cui ho voluto cercare altrove motivi per i quali, e per chiunque, valesse la pena vivere l'avventura cinese.
Per questo motivo ho letto dei libri che sposano la cultura e la filosofia cinese.
Con mia somma sorpresa non ne ho trovato uno, a partire dal "Milione" di Marco Polo, che parlasse male di questo immenso Stato.Ovviamente la confusione ha iniziato a regnare sovrana nella mia mente.
Non mi restava che interrogare un'italiana che in Cina ci è andata in carne e ossa a sperimentare il modello di vita che si vive da quelle parti e, come immaginavo (ecco il motivo per cui non bisogna mai dare seguito alle chiacchiere facili) tra il dire e il viverla di persona l'esperienza cinese ci passa un continente. Così come una sorta di immensità civica e culturale ci passa tra chi il rosso se lo rivede riportato sulla bandiera per esprimere l'appartenenza nazionale e non, come accade in occidente, sulla superficie di scarpe o a dipingere una panchina per evocare lo struggente orrore della violenza di genere.
Ma forse è il caso di leggere cosa ha da dirci la fortunata che la Cina la sta vivendo in questo modo:
"Mi è stato chiesto cosa mi abbia colpito di più della Cina in questo mio primo mese qui e la risposta che ho dato, senza rifletterci molto, è stata una: la sicurezza.
Per la prima volta nella mia vita, mi sono sentita completamente al sicuro nel camminare da sola in una città che non conosco, la sera, nelle stradine illuminate solo dalla luce dei piccoli ristoranti.
A rifletterci questa risposta ha un retrogusto amaro: perché la sicurezza è qualcosa che mi ha colpita così tanto? Perché in Italia non esiste. In Italia non esiste lasciare le proprie cose su un tavolo in un luogo pubblico senza che nessuno le rubi, come nessuno ha rubato il motorino lasciato con le chiavi attaccate della mia amica , che è rimasta davvero sconvolta dalla mia battuta "in Italia sarebbe sparito in un secondo". In Italia non esiste che una persona, soprattutto una donna, in una grande città, giri da sola, di sera, senza avere un minimo di paura.
Sarà per le telecamere ovunque, sarà per il carattere naturalmente pacifico del popolo cinese ( con le sue eccezioni, certo), ma qui si respira davvero un'aria di libertà ( questa sembra quasi una battuta, la libertà in un Paese che viene dipinto come una delle dittature più dure al mondo, ma di questo forse ne parlerò in un altro post).
E per chi dice che tutte queste telecamere te la tolgono la libertà, che privano della tanta amata privacy, io rispondo che non ho nulla da nascondere, che rispetto e ho sempre rispettato le regole, sia in Italia che qui, e che quindi, che quelle telecamere mi riprendano mentre vado al supermercato non mi frega nulla. Preferisco rinunciare alla tanto amata privacy, ma sentirmi sicura di camminare da sola, sentirmi sicura che se mai accadrà qualcosa potrò avere giustizia.
Non è un post di elogio alla Cina, è un post di sfogo, perché vorrei tanto poter tornare in Italia e trovare la stessa aria di rispetto, sicurezza e libertà che mi ha tanto colpita qui. Nella mia amata Italia, che da diecimila chilometri di distanza vedo sprofondare sempre più nel degrado".
Forse per non vedere più il rosso dipinto sulle scarpe e sulle panchine dovremmo rifarci a filosofie differenti, come quella taoista ad esempio.E non dare ragione ad occhi chiusi a chi, con troppa facilità, vede certi luoghi della terra più come realtà dittatoriali che come un modello di civiltà da seguire.
Gli specchi esistono anche per questo".
MN
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