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domenica 7 maggio 2023

"A POPOLI CITTÀ DELLE ACQUE SGORGANO MILIONI DI LITRI D’ACQUA AL GIORNO CHE CI PARLANO DELLA GRANDEZZA DELLA NOSTRA IDENTITÀ E VOCAZIONE STORICA: LE ACQUE. E LA VOGLIONO CHIAMARE POPOLI TERME?"

POPOLI - "L’Acqua ci racconta il passato dei nostri avi e genitori, nonni, ci accompagna al presente e ci prepara per un Futuro solido. Le acque sono il nostro giacimento aurifero.Sono le acque che producono e consentono il nostro sistema termale e non viceversa. Ridurre le Acque e legare le sue potenzialità anche economiche solo all’espressione del termalismo, è miope e ridurrebbe le nostre capacità di sviluppo futuro, più ampie.  Ne riduce le potenzialità. I nostri amministratori stanno mettendo il carro davanti ai buoi e con una modalità che non permette ai cittadini di esprimersi secondo i propri diritti. POPOLI è la CITTA’ DELLE ACQUE da sempre. Le acque sono il nostro Giacimento aurifero, la nostra identità e la nostra vocazione.  Invece si vuole cambiare il nome, il prossimo 7 maggio, in Popoli Terme , con un processo decisorio che non garantisce alcuna chiarezza, si fa una Consultazione al posto di un vero e proprio Referendum, e con una discesa in campo della stessa amministrazione che induce al Si e mostra l’ansia di aver  l’avallo a tutti i costi dai cittadini, che gli diano ragione. Infatti, è stata messa in moto una macchina di propaganda mai vista, se non nelle competizioni elettorali, piuttosto che di tranquilla informazione. Prova ne sia l’inversione di rotta all’ultimo minuto, inventando un regolamento affrettato e sciatto sotto l’aspetto dei principi democratici. Il Sindaco ha strombazzato per mesi di un Referendum, per poi fare una sterzata a U, trasformandolo in uno strumento detto “Consultazione” che per come organizzata riteniamo non assicuri alcun potere ai cittadini. Essi vengono, infatti, chiamati a dare un “consulto” ma in realtà è stato tutto predisposto affinché non avessero la dovuta e sufficiente informazione nei tempi e nei modi, per decidere e deliberare. Basta solo questo elemento per comprendere come tutta l’operazione tenda ansiosamente a conculcare la libera espressione della volontà dei cittadini. Figuriamoci che libertà possano sentire i cittadini se è il Sindaco ad imporre unidirezionalmente il risultato. Ci sono anche altri aspetti di cui tener conto, quanto dura la campagna informativa, quando scade? Non è possibile leggerlo da nessuna parte. Insomma mancano le regole formali da stato di diritto e alle ns osservazioni ci sentiamo rispondere autoritariamente e machiavellicamente che  “il fine giustifica i mezzi” , quindi i cittadini sono sacrificabili al fine ultimo? E quale sarebbe una messinscena di vari gruppi arruolati alla causa? E quale? Noi riteniamo che i Mezzi prefigurino i fini (Ghandi). E di conseguenza bisognerebbe comportarsi".  
                                                                                                                       
F.to Antonio De Luca, Gianni Natale, Giovanni Diamante
   

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