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mercoledì 26 giugno 2019

EUSTACHIO GENTILE, LETTERA APERTA AL MINISTRO E. STEFANI

SULMONA - "Ill.ma Ministra Stefani, ho appreso con grande piacere l'approvazione del decreto che stanzia 16.290.319 per il ripristino delle aree danneggiate dagli eventi calamitosi dell'ottobre del 2018. Ma quello che più ha attirato la mia attenzione è stato il Suo continuo richiamo "ai Comuni montani". "I comuni montani devono sentirsi al centro dell’azione dell’esecutivo che conosce le enormi difficoltà di gestione di queste aree".La ringrazio per queste impegnative affermazioni che mi danno l'opportunità di sottoporre alla Sua autorevole attenzione tutta una serie di proposte e considerazioni che mi vedono impegnato su queste problematiche da qualche decennio e soprattutto proprio in tema dei Comuni montani. Ma senza apprezzabili risultati.
Come Lei ben sa, la Montagna italiana, pur essendo costituzionalmente garantita, è la parte di territorio verso il quale sono mancate vere politiche per il mantenimento delle Popolazioni attraverso uno sviluppo ecocompatibile e fiscalmente agevolate delle realtà locali. Come Lei sa, la prima legge che ha tradotto la volontà dei Costituenti fu varata nel 1994 dal governo guidato dal compianto Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Cittadino onorario del comune di Scanno L'AQ del quale ho avuto l'onore di rivestire la carica di Sindaco.
    Una legge ben strutturata ma rimasta pressoché inapplicata. Uno dei pochissimi tentativi per dare un significato ai centri montani è stato rappresentato dalla costituzione delle C. Montane nel lontano 1971. Lo scopo era quello di valorizzazione delle zone montane attraverso l'esercizio di competenze proprie nonché l'esercizio associato di funzioni comunali.
   Oggi, mentre molte regioni italiane hanno o mantenuto o trasformato le C. Montane, molte altre, come la regione Abruzzo, anche per tacitare una pubblica opinione che non fa differenza tra i costi veri della politica ed il volontariato politico, le hanno invece sciolte cancellando di fatto quasi mezzo secolo di positiva esperienza di programmazione di un'area vasta. Molti ritengono che le Unioni dei comuni siano state superate, in quanto non si dovrebbe più puntare sulle Unioni ma sulle Fusioni dei comuni. Anche su questo tema mi permetto di far osservare che le fusioni tra Comuni montani, i quali andrebbero ben definiti com'era previsto una volta dall'art.1 della legge 991/52 poi incomprensibilmente abrogata con la L142/90, è un processo molto impervio. Al limite del possibile.
    On. Ministra, come Lei ben sa, le fusioni tra comuni montani sono molto difficili da realizzare innanzitutto per ragioni orografiche e di densità abitativa,  per cui andrebbe rivista la legge nazionale per dare la possibilità di derogare in maniera sostanziale e documentata al numero minimo di abitanti di 5000 che molte regioni hanno ridotto a 3000. Numeri comunque sempre molto alti per i comuni montani.
    In estrema sintesi e richiamandoci alla nostra Costituzione, i Comuni montani italiani necessiterebbero di ben altre politiche se vogliamo continuare a garantire nel tempo il presidio della Montagna e del suo territorio con investimenti che costerebbero molto ma molto meno per il loro mantenimento che per porre rimedio alle devastazioni della Natura anche per via di un territorio sempre più abbandonato e dei cambiamenti climatici sempre più evidenti.
    La Montagna è una realtà complessa ma vitale per le città essendo anche serbatoio di beni primari come l’ambiente, l’acqua e l’aria senza però ricevere nulla in cambio. I Comuni montani non chiedono elemosine. Chiedono più politica e meno propaganda. Se non si riconosce ai Comuni montani una loro specifica ed insostituibile funzione, allora lo spopolamento e l’abbandono, sempre più marcato della Montagna, non lo fermerà più nessuno.
La montagna continua a pagare prezzi altissimi:
1)    Le scuole chiudono o vengono accorpate. Le poste idem e i servizi minimi, come ad esempio i trasporti, anche. Collegamenti viari pericolosi e al limite della transitabilità.
2)    Il diritto alla salute è molto complessa da garantire anche se va dato atto al Governo regionale di aver varato un servizio del 118 anche nelle aree interne montane molto apprezzato dai cittadini perché efficace, efficiente e positivo anche se insufficiente in quanto non H24.
3)    Il costo energetico è molto più alto per via di condizioni climatiche sulle quali non penso sia necessario soffermarmi più di tanto. Nel 2000 ho partecipato direttamente alla battaglia per il contenimento del costo del gasolio da riscaldamento nelle aree montane per il quale siamo riusciti ad ottenere un minor costo che ogni tanto si cerca però di scipparci.
4)    Lei sicuramente sa che sulla bolletta del gas consumato, per esempio a Pescara, l’IVA è applicata al 10% fino a 400 m3 consumati. Poi l’aliquota scatta al 22%. Stessa cosa vale per le aree montane. Perché non far scattare l’iva al 22% per i centri montani quando si supera un consumo, per esempio, di 2500 m3 per le ovvie ragioni che non sto qui ad elencare? Così l’aumento dell’iva sul pellet applicato con la finanziaria del 2014 che è schizzato dal 10 al 22%. Scusate, ma si consuma più pellet o gas in una zona marina o in montagna? E che dire del costo del carburante per le auto mediamente più caro del 20%? Ma vi pare giusto tutto questo? Ma che male abbiamo fatto noi a nascere in montagna?
5)    E perché un imprenditore dovrebbe venire o rimanere per investire in montagna se da noi tutto costa di più ma pagando le stesse tasse di un centro di pianura o di una città marina? E’ impossibile pensare, la dico così, a zone franche dove venga pensato un fisco amico della montagna ed un costo energetico giusto in grado non solo di attirare investimenti come nel campo turistico, ma anche in grado di favorire l’impresa locale e le famiglie residenti oggi in grande sofferenza e difficoltà?
6) Perché non trasferire i beni demaniali dello Stato direttamente ai comuni montani senza passare per le Regioni?
7)     A quando una vera battaglia europea per attivare innovative politiche per la Montagna che rappresenta una problematica non solo italiana ma di tutta la Montagna dell'Unione?
E’ troppo augurarsi che nella prossima manovra di Bilancio vengano inserite norme chiari ed applicabili alla montagna italiana?

    Sperando in un cenno di riscontro l'occasione mi è grata per porgerLe cordiali saluti".

                          EUSTACHIO GENTILE
COMMISSARIO STRAORDINARIO LIQUIDATORE
               DELLA C. MONTANA PELIGNA                                                     

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