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mercoledì 10 aprile 2019

"STOP ALLA CENTRALE DI COMPRESSIONE DEL METANO SULLA FAGLIA SISMICA DI SULMONA"

SULMONA - "Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, al fianco dei Comitati popolari - in particolare il Comitato interregionale "No Tubo" e i Comitati cittadini di Sulmona - e delle Amministrazioni locali interessate, ha inoltrato (9 aprile 2019) uno specifico atto di intervento nel procedimento amministrativo per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.) in favore della centrale di compressione del gas naturale di Sulmona proposta dal Gruppo Snam.Avverso l’impianto il GrIG ha effettuato (giugno 2018) anche l’intervento ad adiuvandum davanti al T.A.R. Lazio a sostegno del ricorso della Regione Abruzzo contro la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella seduta di venerdi 22 dicembre 2017 con cui ha approvato la centrale Snam di compressione del gas naturale.Il progetto della centrale di compressione del gas di Sulmona è una parte del gasdotto “Rete Adriatica”, il ben noto gasdotto dei terremoti, ed è pesantemente contestato dalla popolazione.L’area è fortemente a rischio sismico, come l’intero Appennino fra Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche.L’intera popolazione dell’area interessata, gli amministratori locali e regionali, il tessuto economico-sociale del territorio sono assolutamente contrari e si oppongono da anni in ogni modo.Ma il gasdotto “Rete Adriatica” interessa parecchio, perché costituirebbe un utile prosecuzione ulteriore rispetto ai gasdotti già esistenti al gasdotto T.A.P., la cui realizzazione è stata recentemente avviata.L’obiettivo è stato dichiarato con enfasi nelle campagne pubblicitarie del Gruppo Snam effettua: “diventare l’hub europeo del gas”.  In parole povere, il gas che arriverà attraverso le nuove infrastrutture sarà rivenduto ai Paesi del centro Europa.In realtà, dal 2005 al 2015 i consumi di gas naturale sono diminuiti praticamente in tutta Europa, solo in Italia c’è stato un modesto aumento, confermato nel 2016 (+ 5,2%): sono stati immessi in rete 68,8 miliardi di metri cubi (2016), quantitativo comunque ben lontano dai livelli pre-crisi del 2008 (-16,7%).  Non vi quindi sono aumenti della richiesta di gas naturale. I consumi di gas, nel nostro Paese, non hanno mai superato gli 85 miliardi di metri cubi l’anno, mentre le infrastrutture esistenti (metanodotti e rigassificatori) hanno la ben superiore capacità di importazione di 107 miliardi di metri cubi annui.  Abbiamo, inoltre, un’ottima diversificazione degli approvvigionamenti di gas: l’85-90% viaggia in gasdotti che arrivano dal nord Europa (Olanda e Norvegia), dall’Est (Russia) e dall’Africa (Algeria e Libia). Inoltre, sono operativi due rigassificatori (Rovigo e Panigaglia) che danno circa il 15% del gas consumato in Italia.   Gli impianti di stoccaggio (8 strategici principali, 15 miliardi di metri cubi) sono in mano alla Stogits.p.a., controllata dalla S.N.A.M. anch’essa.
In buona sostanza, la questione centrale in Italia non è la carenza di gas, piuttosto la gestione del sistema gas, svolta in regime di sostanziale monopolio. Una corretta gestione potrebbe evitare qualsiasi genere di emergenza per gli approvvigionamenti.Ciò che non quadra è perché un’operazione puramente commerciale, che ha per scopo quello di portare enormi profitti nelle casse dell’Eni e della Snam, debba essere pagata dai nostri territori e dalle nostre popolazioni in termini di rischi e costi elevatissimi per la salute, la sicurezza, l’ambiente e le economie locali.
Naturalmente, il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus continuerà a battersi, fino in fondo, insieme a comitati, associazioni, residenti, amministrazioni locali".

p. Gruppo d'Intervento Giuridico onlus


Stefano Deliperi



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