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lunedì 15 ottobre 2018

“VITTORIO CLEMENTE: TERRA E CUORE", PREMIATI GLI STUDENTI VINCITORI

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SULMONA - Presso il Cinema Pacifico di Sulmona, l’Istituto di Istruzione Superiore Ovidio ha presentato questa mattina la 2^ edizione della cerimonia di  premiazione del concorso letterarioVittorio Clemente: Terra e Cuore”. Sono stati premiati gli studenti vincitori del concorso letterario provinciale  bandito il 15 Ottobre 2015, in occasione della celebrazione del quarantennale della morte del poeta di Bugnara. All’evento sono intervenuti il Prof. Cosimo Savastano, il dirigente Scolastico Prof. Raffaele Santini, lo scrittore Andrea Giampietro, la dottoressa Paola Tataseo e la dirigente Scolastica Caterina Fantauzzi.
L’iniziativa è stata promossa dalla famiglia Clemente-Tataseo e il progetto è stato curato dalle docenti referenti Maria Rosa Ferrusi e Alessandra Carugno."Questa mattina abbiamo premiato gli studenti vincitori del Premio letterario “Vittorio Clemente: terra e cuore”. Il lavoro della Commissione giudicatrice è stato impegnativo, soprattutto per l’attribuzione dei premi destinati ai più piccoli che hanno prodotto degli elaborati meravigliosi"ha affermato la Fantauzzi.




CLEMENTE VITTORIO
(Bugnara 1895 – 1975)

Poeta
Vittorio Clemente nacque a Bugnara (L’Aquila) il 12 aprile 1895, da Pasquale e Francesca Di Bacco. Dopo il conseguimento del diploma alla Scuola Normale di Tivoli, dovette rispondere alla chiamata alle armi. Durante la prima Guerra Mondiale collaborò con Ardengo Soffici all’Ufficio Stampa e Propaganda dell’Armata ed al Gazzettino del soldato, ottenendone la redazione. In quel periodo scrisse la prima raccolta Malengunie, che andò smarrita ancora manoscritta. Si occupò di letteratura dialettale, di tradizioni popolari e di pedagogia, collaborando alle più importanti riviste del tempo. Cominciò ad insegnare nella Valle Peligna e nella Marsica e negli anni trenta fu direttore didattico a Teramo, nel ’39 ispettore scolastico a Rieti e successivamente Ispettore di Circoscrizione a Roma. Si accostò, in un primo momento, alla poesia italiana con: Adorazione del ’19, Fuochi di Bengala su rivista del ’21, 22 e il Santo della patria del ’23, genere che abbandonò temporaneamente, per dedicarsi alla poesia dialettale. Nel 1924, con Prima Canzone,incontrò le prime difficoltà con la scrittura dialettale, sia per la rappresentazione grafica del fonema che per l’organizzazione generale morfosintattica del testo. Al 1926 risale una collana di dodici sonetti La Madonna ddullerate (La Madonna addolorata) e al 1945 una lunga poesia in quartine Sia benedetta Roma (che Clemente indicava come “ poemetto”), due opere che mostrano aspetti diversi dell’impegno cristiano dell’autore: l’uno diretto a rivivere la scena evangelica del pianto della Madonna, l’altro volto ad elevare un inno di ringraziamento a Roma per aver accolto intorno a San Pietro i poveri sfollati durante il flagello dell’ultimo conflitto. Nella collana La Madonna ‘ddullerate c’è una differenza sostanziale circa la padronanza del dialetto rispetto al precedente di Prime Canzone di due anni prima, per cui può sospettarsi che siano da retro datare. Nel 1949 viene pubblicata la raccolta Sclocchitte che comprende cinquantanove sonetti sotto cinquantaquattro titoli, di cui tre provengono da Prime Canzone. Clemente crea dei collegamenti tra la raccolta precedente e la futura Acqua de magge del 1952. Dopo la Madonna ‘ddullerate si collocano ancora due poemetti: Sera de vierne e Giuveddì Grasse, una sorta di favola edificante che ha per protagonista un vecchio elemosinante. Questi vecchi poveri si ritroveranno frequentemente nei poemetti di Clemente, come attesta Canzone ad allegrie, del 1960. Nel 1965 uscirono a Roma in un depliant sedici Serenatelle abruzzesi che per l’edizione definitiva del 1970 arrivarono a trentatre. Lo schema di queste poesie sembrerebbe essere di sua invenzione. Altro poemetto di Clemente è Nu fatte allu Murrone, nel quale ricostruisce storicamente, con l’apporto di elementi fantastici, la vicenda di Cola di Rienzo, che si era ritirato in solitudine tra le montagne della Majella. Il poemetto, il più lungo tra i clementiniani, presenta dialoghi tra i monaci e descrizioni di luoghi tra la badia Celestiniana e Sant’Onofrio. Clemente, nel corso della sua carriera, si occupò anche di folklore, critica letteraria, narrativa, letteratura per l’infanzia e teatro dialettale. Morì nella sua casa di Roma il 15 ottobre 1975.