SULMONA - “Non ci saranno le dimissioni per la terza volta e non accetto fiducie a tempo”. E’ un passaggio del discorso del sindaco di Sulmona Annamaria Casini che ha chiuso la lunga assise civica che non ha risparmiato grida e scintille. Le provocazioni arrivate dal consigliere Bruno Di Masci con il “non c’è due senza tre”, alludendo alle doppie dimissioni presentate il 23 dicembre e l’11 agosto dalla Casini poi revocate, non hanno scomposto il primo cittadino che prende la parola dopo che la sua maggioranza si è di fatto ricompattata dal punto di vista sostanziale. Appoggio è stato garantito anche dai due consiglieri comunali “ribelli” Andrea Ramunno e Fabio Pingue ma a delle precise condizioni. La Casini però non ce la fa a trattenersi. “Non accetto fiducie a tempo.
Credo che ci siano dei luoghi dove i punti di vista diversi devono essere a confronto ma io non posso lavorare a tempo. Non avrebbe senso. Se qualcuno ha in mente un tempo ma non credo sia opportuno ragionare in questi termini perché la programmazione deve avere un tempo di attuazione almeno di cinque anni”- afferma la Casini che annuncia di non far più ricorso alla formula delle dimissioni. “Perché questo sindaco vada a casa occorre la raccolta firme come pure ricordo che le dimissioni sono uno strumento importante per dirimere la crisi ma non lascio questa città in un momento così delicato”- tuona il sindaco che va oltre il sanpietrino. “La maggioranza ha dichiarato di voler stare sui temi. Io sono pronta a proseguire questo percorso ma anche a rilanciare un progetto più ambizioso che oltre al sanpietrino guardi anche al futuro dei nostri figli”- conclude la Casini che anche lei rientra nei ranghi, rassicurando tutti sul fatto che non si dimetterà più.
Sarà presentata nella prossima seduta del Consiglio Comunale una mozione di sfiducia per la Presidente del Consiglio Comunale Katia Di Marzio. Lo ha annunciato questa mattina nel corso della nuova seduta dell’assise civica, dove si sta discutendo sui retroscena della crisi, il consigliere comunale ed ex sindaco di Sulmona Bruno Di Masci. Si vanno quindi delineando i prossimi passi dell’opposizione che intende alzare il tiro: richiesta di convocazione del Consiglio Comunale, mozione di sfiducia per la Presidente Katia Di Marzio, manifestazioni in piazza per spiegare alla città quello che sta succedendo.
“La sindaca aspettava un segnale forte ma la firma di un documento da parte di soli sei consiglieri lo ritengo un segnale debolissimo”- interviene Di Masci. Ma il fuori programma si è verificato subito dopo quando la consigliera Salvati va su tutte le furie, attaccando per tutto il suo intervendo l’ex sindaco Di Masci, mostrando un video dove viene etichettata con un epiteto dallo stesso consigliere. Viene quindi invitata a uscire dall’aula fra il clamore del pubblico che si è fatto sentire. A tirare fuori i temi è stato il capogruppo di Avanti Sulmona Fabio Pingue.Dalla riorganizzazione della macchina amministrativa alla questione Cogesa-Asm. Il consigliere Tirabassi si dice soddisfatto per aver lasciato ad aprile la maggioranza e parla di un Comune che non funziona nell’ordinario. Incalza quindi i consiglieri Andrea Ramunno e Fabio Pingue tirando fuori la raccolta firme con le dimissioni contestuali. È una chiara provocazione che non è passata inosservata. Maurizio Balassone di Sbic parla di fallimento della politica dell’arroganza.
La Bianchi non vuole sentire ragioni e chiede nomi, cognomi e retroscena sulla crisi, fino a minacciare di occupare la Sala Consiliare. Il consigliere Francesco Perrotta amplia l’elenco delle incompiute, chiedendo conto al sindaco che cosa è stato fatto per interessarsi della vendita della Marelli o piuttosto sull’acquisto dei macchinari per il reparto di radiologia.
Rincara la dose il capogruppo del Pd Antonio Di Rienzo facendo notare che nemmeno i soldi in cassa si spendono e le gare vanno a rilento.