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lunedì 24 ottobre 2016

DI PAOLO, LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MATTEO RENZI

SULMONA - "Spero voglia accettare un suggerimento per la prossima finanziaria, ma è necessario fare qualche breve premessa. L’art. 127 dal Capo 2 del TFUE (Politica monetaria) al comma 1 afferma: “L'obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali è il mantenimento della stabilità dei prezzi”. I            trattati danno alla BCE compiti esclusivi nelle politiche monetarie. 
                                                                                     Il trattato nello stesso articolo afferma chiaramente che “la BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in Euro” e prosegue affermando: “La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote”.
Nulla da obiettare sulla competenza esclusiva del SEBC in materia di “mantenimento della stabilità dei prezzi “ nell’ambito dell’Unione, come ritengo giustissimo attribuire alla BCE “il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in Euro”, le mie forti perplessità sono relative alle conseguenze derivanti dalle emissioni di banconote che consentono alle banche centrali di attribuirsi il valore delle banconote emesse.
Le emissioni di banconote da parte delle banche centrali hanno prodotto effetti fortemente squilibranti.
I dati tra il 2008 e il 2015 prodotti dalla BI nelle sue relazioni annuali danno ragione di quanto affermo.
Nel 2008 la BI dava i seguenti dati:
Le Attività riportate nel Bilancio della BI erano € 324,2 mld, il Pil era di € 1.535,3 mld, il rapporto tra le attività della BI e il Pil era del 21,1%, il debito pubblico di € 1.596,7 mld era pari al 104% del Pil.
Nell’ultima relazione della BI per il 2015 i dati sono:
Attività € 611,5 mld.
Il Quantitative Easing ha prodotto un incremento delle attività della BI di € 58,6 mld rispetto al 2014.
Il Pil è di 1.636,5 mld, il rapporto tra le attività della BI e il Pil è del 37,4%, più di un terzo del PIl, e Il debito pubblico di € 2.171,7 mld è pari al 132,7% del Pil.
L’incremento delle attività della BI, effetto quasi del tutto da attribuire alla possibilità di emettere banconote, è stato tra il 2008 e il 2015 dell’88,6%, nello stesso periodo il PIl ai valori correnti è cresciuto del 6,6% il debito pubblico ha avuto un incremento del 36%.
Quasi l’intera differenza tra 88,6% e il 55,3% è dovuta al fatto che i valori creati dalla BI non si sono avuti solo attraverso le emissioni monetarie, ma anche attraverso i rapporti di c/c tra le altre banche centrali dell’area euro.       In altre parti del mondo gli effetti sono stati analoghi.                                                               Nel periodo considerato le banche centrali dell’euro sistema hanno avuto incrementi degli attivi passando dal 15% al 26%, negli Usa la Federal Reserve dal 5% del Pil al 23%, in Giappone addirittura dal 20,3% a oltre il 70%.                                        Questi dati sulla FR e sulle banche dell’euro sistema prima della crisi indicano che è possibile gestire la politica monetaria con attivi delle banche centrali tra il 5 e il 15%.                                   La lunga crisi ha creato questo paradosso: le banche centrali hanno visto accrescere a dismisura i loro attivi oltre le necessità della politica monetaria del controllo dei prezzi, mentre gli Stati hanno visto crescere i loro debiti, nonostante le misure di controllo della spesa pubblica.                                                                          Questa situazione impedisce agli Stati di fare politiche espansive e di affrontare adeguatamente i gravi problemi sociali innestati dalla crisi economica, soprattutto la disoccupazione giovanile e l’ampliarsi dei fenomeni di povertà.Ho messo a confronto l’enorme crescita degli attivi delle Banche centrali con il contemporaneo aumento dei debiti degli Stati, perché è proprio questo paradosso che va sciolto.Il suggerimento di cui parlavo all’inizio è il seguente:     poiché nei trattati europei la materia fiscale è competenza esclusiva degli Stati che fanno parte dell’Unione, non si viola nessuna norma dei trattati se il Governo decidesse di tassare gli attivi delle Banca d’Italia derivanti dalla concessione dei diritti di emissione monetaria.E’ un modo per riottenere una parte di quei valori monetari che, con la ratifica dei trattati, sono stati attribuiti alle banche centrali attraverso la concessione del diritto di emettere banconote. Ad esempio se Lei decidesse di applicare un tasso del 10% sugli attivi del 2015 della BI (€ 611,5 mld nel 2015) avrebbe un’entrata di bilancio di oltre 60 miliardi di euro senza aumentare il debito pubblico.Supererebbe l’importo dell’attuale manovra e non creerebbe alcun problema alla BI nella gestione della politica monetaria.      

            Pietro Di Paolo