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venerdì 20 novembre 2015

"ANCORA UN METANODOTTO ESPLOSO: E’ IL TERZO DALL’INIZIO DELL’ANNO. E’ QUESTA LA SICUREZZA CHE LA SNAM GARANTISCE?"

foto corrierediarezzo
SULMONA - "E’ stato decisamente un risveglio di paura in alta Valmarecchia a seguito dell’esplosione, intorno alle 5 di ieri, del metanodotto della Snam nei pressi di Ponte Presale di Sestino  (Arezzo). Dopo un forte boato, che è stato udito anche a Sestino, a 15 Km. di distanza, si è alzata una colonna di fuoco con fiamme che hanno superato i 30 mt. di altezza.
Impressionante anche la voragine creata dall’esplosione che è stata provocata da un cedimento strutturale della condotta della linea Rimini – San Sepolcro, di 26 pollici di diametro, (650 mm) e con pressione di 70 bar: poco più grande di quello esploso a Mutignano  di Pineto, il 6 marzo scorso (600 mm. di diametro)"si legge in una nota giunta in redazione a firma dei comitati cittadini per l'ambiente."Non ci sono stati, a differenza di Mutignano, feriti in quanto il metanodotto esploso ieri in provincia di Arezzo, attraversa un tratto di campagna, ma sia i Vigili del Fuoco che i tecnici, hanno comunque adottato misure precauzionali del caso, evacuando le abitazioni sparse circostanti.Sono ormai frequenti questi episodi (dall’inizio dell’anno è il terzo dopo Mutignano e Roncade) per i quali si ripresenta in maniera preponderante il problema della sicurezza: non possiamo che biasimare il comportamento della Giunta regionale dell’Abruzzo che ha rinunciato a costituirsi in giudizio contro il Governo che ha impugnato la L.R. 8/06/2015 n. 13. Tale Legge, ricordiamo, disciplina le distanze di sicurezza nella posa delle condotte, per garantire l’incolumità pubblica. E’ pacifico che il D.M. 17 aprile 2008 (regola tecnica per gli impianti di trasporto gas naturale) vada modificato perché il caso di Mutignano, ad esempio, dimostra  che gli effetti dell’esplosione si sono estesi per un raggio molto superiore alle distanze previste nella tabella del D.M. citato. La Regione Abruzzo, dopo la tragedia sfiorata a Mutignano e dopo l’approvazione della L.R. 8/06/15 n.13, aveva tutti i requisiti per farsi promotrice di una proposta legislativa in Parlamento affinchè si rivedesse la normativa nazionale.
Dopo quest’altra esplosione come non riflettere sul fatto che, con il metanodotto (1 mt. e 20 DN) e la centrale di compressione con le quattro linee di collegamento, (4 tubi da 1 metro e 20 di diametro e 75 bar di pressione) il governo ci sta imponendo, insieme all’opera, anche l’accettazione implicita del rischio? Proprio a Sestino dovrebbe partire l’ultimo tronco del mega gasdotto “Rete Adriatica” che la Snam si ostina a voler realizzare lungo la dorsale appenninica e cioè nei territori che sono più altamente sismici del nostro Paese. Ma se i gasdotti - come ormai è dimostrato dall’inquietante  ripetersi di tali eventi - possono esplodere anche  a causa di modesti smottamenti di terreno, come si può parlare di "sicurezza" quando queste gigantesche infrastrutture vengono interrate in luoghi ad elevatissima probabilità di terremoti? Ed è proprio questo rischio, molto concreto, che ha indotto la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ad impegnare il Governo nazionale alla modifica del tracciato al fine di tutelare l'incolumità pubblica. Ma la volontà del Parlamento resta a tutt'oggi disattesa, nonostante gli incontri che, per quanto concerne la centrale,  si sono tenuti e conclusi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.  Non è ammissibile che la ricerca del profitto (è bene tener presente che il "nostro" gasdotto serve per rivendere il gas nei Paesi del Centro Europa) venga anteposta al bene primario, costituzionalmente garantito, della salute e della sicurezza dei cittadini.
Per questo è ineludibile che da parte di tutti i nostri rappresentanti istituzionali -  Parlamentari, Governo regionale, Sindaci - si pretenda un incontro urgente con il Ministro dello Sviluppo Economico, Guidi, affinchè venga data piena attuazione alla risoluzione parlamentare e si istituisca il tavolo tecnico nazionale per individuare, al di fuori della dorsale appenninica, le alternative al progetto presentato dalla Snam".


                                    Comitati cittadini per l’ambiente




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