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domenica 26 ottobre 2014

"PAPPONETTI E SILONE"RICORDATI IN UNA CONFERENZA DEL GRUPPO ARCHEOLOGICO SUPEREQUANO

SULMONA - Appuntamento di indubbio interesse culturale l’iniziativa promossa, nel 35° anno della fondazione, dal Gruppo Archeologico Superequano, che si è svolta ieri presso la sede del Consorzio Universitario a Sulmona.Una Conferenza sul tema "Papponetti e Silone". Tra i relatori il prof. Fabrizio Politi dell’Università dell’Aquila.Durante il convegno, in cui erano presenti i familiari di Papponetti, sono interventi Franco Casciani (Presidente Consiglio comunale), Rosa Giammarco (Responsabile C.R.B.C.), Emiliano Splendore(Presidente Gruppo Archeologico)
Il dibattito è stato aperto da Giuseppe Cera del Gruppo Archeologico Superequano.L'evento rientra nel Progetto: "L'ABRUZZO: Archeologia, Arte e Letteratura"da realizzarsi nell’anno 2014.Nel rispetto del dettato di cui all’art. II dello statuto della propria associazione che tra l’altro così recita: “…divulgare la cultura archeologica, storica, letteraria, artistica, scientifica e socioantropologia della Regione Abruzzo…” il Gruppo Archeologico Superequano - nell’anno 2014, 35°della sua fondazione – ha preparato un progetto con il quale intende ripercorrere il cammino della civiltà delle Genti d’Abruzzo, con particolare riferimento alle loro radici storiche, artistiche e letterarie.



Giuseppe Papponetti (Sulmona, 17 aprile 1945 – L'Aquila, 8 luglio 2012[1]) è stato un critico letterario e filologo italiano.

Laureatosi in Lettere Classiche (Paleografia greca e filologia bizantina) all'Università dì Roma "La Sapienza" nel 1967, con una tesi in Paleografia greca, ha svolto attività di insegnamento nei licei dal 1967 al 1996. Organizzatore di numeri convegni internazionali e collaboratore di numerosi quotidiani, periodici e riviste specializzate italiane e straniere, ha dedicato i suoi studi filologici e storico-letterari alla narrativa Italiana e straniera (Dante, Ugo Foscolo, Giuseppe Gioachino Belli, Gabriele D'Annunzio, Carlo Emilio Gadda, Ennio Flaiano, Ignazio Silone, Mario Pomilio, Anna Maria Ortese, Jorge Luis Borges), all’Umanesimo meridionale (Petrarca, Barbato_da_Sulmona, Boccaccio, Quatrario, Filelfo, Filalite, Manuzio jr, Roscio, Ciofano, Mureto, Lucchitti), alla tradizione umanistica ovidiana e la sua fortuna a stampa, alla storiografia seicentesca (Muzio Febonio, Emilio DeMatteis, Vincenzo Mazara) e alle figure di spicco della intelligenza abruzzese otto-novecentesca (Serafini, Dorrucci, De Nino, Faraglia, Pansa, Piccirilli, Celidonio, Capograssi, Mattioli, Bolino)[2].

Critico lucido e acuto, è stato presidente della Fondazione Capograssi e promotore del premio di Diritto Giuseppe Capograssi dedicato al giurista sulmonese. Nel 2009, in polemica con l'amministrazione del comune di Sulmona, ha rassegnato le sue dimissioni dalla presidenza della Fondazione[3]. Membro della giuria del Premio «Flaiano», Giuseppe Papponetti ha fatto parte anche della direzione dell'Istituto nazionale di studi crociani, del Centro studi «Bolino» e del Centro nazionale di studi dannunziani[4].

In seguito alla pubblicazione del volume "Gadda, D'Annunzio e il lavoro italiano" ha ricevuto nel 2003 il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri per gli "alti meriti nell'attività critica e ricerca letteraria a livello nazionale"[5].






Ignazio Silone, pseudonimo e poi, dagli anni sessanta, anche nome legale, di Secondo Tranquilli (Pescina, 1º maggio 1900 – Ginevra, 22 agosto 1978), è stato uno scrittore e politico italiano. Può annoverarsi tra gli intellettuali italiani più conosciuti e letti in Europa e nel mondo. Il suo romanzo più celebre, Fontamara, emblematico per la denuncia di oppressione e ingiustizia sociale della condizione di povertà, è stato tradotto in innumerevoli lingue.

Per molti anni esule antifascista all'estero, ha partecipato attivamente ed in varie fasi alla vita politica italiana, animando la vita culturale del paese nel dopoguerra; come scrittore è stato spesso osteggiato dalla critica italiana e solo tardivamente riabilitato, mentre all'estero è stato sempre particolarmente apprezzato.

Figlio di Paolo, piccolo proprietario contadino ed ex-emigrante in Brasile e di Marianna Delli Quadri tessitrice, Ignazio trascorre l'infanzia nel paese natale abruzzese di Pescina, nella Marsica (e' assolutamente probabile che il cognome Silone affondi le proprie radici proprio nell'antichità del popolo dei Marsi, considerata la memoria di personaggi antichi come Quinto Poppedio Silone, condottiero marso). Alla morte del padre (1911), il primogenito Domenico assume il gravoso compito di sostituire il padre nel duro lavoro dei campi, mentre la madre lavora come tessitrice ed il piccolo Secondino inizia gli studi ginnasiali nel locale seminario diocesano.

Il 13 gennaio 1915 la Marsica è messa in ginocchio dallo spaventoso Terremoto di Avezzano che provoca nel solo paese natìo dello scrittore oltre 3.500 vittime; muoiono sotto le macerie la madre ed altri numerosi suoi familiari; Secondino riesce a salvarsi con il fratello Romolo, il più piccolo della famiglia. Il dramma personale del non ancora quindicenne Silone lo segnerà per tutta la sua vita e trasparirà anche nella sua produzione letteraria, come ricorda Richard W. B. Lewis[1]: «Il ricordo del terremoto erompe dalle sue pagine con lo stesso significato che per Dostoevskij ebbe l'esperienza di scampare all'ultimo minuto dall'esecuzione capitale».

Così scrive al fratello, alcuni mesi dopo il sisma, di ritorno dal seminario di Chieti (dove studiava) al paese natale distrutto:[2]
« Ahimè! son tornato a Pescina, ho rivisto con le lagrime agli occhi le macerie; sono ripassato tra le misere capanne, coperte alcune da pochi cenci come i primi giorni, dove vive con una indistinzione orribile di sesso, età e condizione la gente povera. Ho rivisto anche la nostra casa dove vidi, con gli occhi esausti di piangere, estrarre la nostra madre, cerea, disfatta. Ora il suo cadavere è seppellito eppure anche là mi pare uscisse una voce. Forse l'ombra di nostra madre ora abita quelle macerie inconscia della nostra sorte pare che ci chiami a stringerci nel suo seno. Ho rivisto il luogo dove tu fortunatamente fosti scavato. Ho rivisto tutto... »