direttivo tenutosi presso l'ergife palace hotel, al quale erano presenti il segretario generale Angeletti e il segretario della pubblica Amministrazione Attili oltre a tutti
i massimi vertici dell'amministrazione penitenziaria. In segno di vicinanza, per far sentire il loro supporto, anche i segretari genereli Uil del Corpo forestale dello stato, della polizia di stato e del corpo dei vigili del fuoco.
“La Uil
penitenziari Abruzzo, durante il consiglio direttivo nazionale” scrive Mauro
nardella, vicesegretario regionale Uil penitenziari “ha elencato le
innumerevoli problematiche insite nel mondo penitenziario abruzzese quali sovraffollamento
e taglio delle risorse economiche che stanno rendendo estremamente difficile e
vulnerabile ai detenuti e agli agenti la vita all'interno e fuori dai reparti
detentivi.Un agente a vigilare 100 detenuti ed ecco annullato il
disposto costituzionale che dovrebbe garantire l'applicazione in toto delle
prerogative alle quali sono chiamati gli uomini della polizia penitenziaria! Il motto “Vigilando redimere”, che sta alla base del disposto normativo di cui
all'art 5, c.2. della legge di riforma della polizia penitenziaria e che
prevede la partecipazione diretta dei baschi blu all'opera rieducativa e
risocializzante del detenuto, è stato di fatto riposto negli scantinati per
l'impossibilità sopraggiunta dai continui tagli perpetrati a danno dell'intero
sistema di poter disporre di un adeguato apparato (si è passati dai 25000
detenuti dei primi anni 90 ai 68000 attuali a fronte di 7000 unità in meno di
polizia penitenziaria giacchè si è passati dai 43000 di 20 anni orsono agli
attuali 35000).
Sono state rappresentate le politiche alle quali si atterrà la UIL abruzzese in futuro e che
prevedono manifestazioni eclatanti di protesta qualora dovessero essere aperti
il reparto penale della c.c. Di Pescara e il padiglione per complessivi 200
internati in quel di Sulmona e qualora non dovessero essere pagate entro un
tempo ragionevole le indennità di missione e gli straordinari al personale
avente diritto espropriato di questo diritto, come nel caso di Sulmona, da più
di un anno. Saranno aperte vertenze su tutte le problematiche irrisolte e sui
diritti soggettivi del personale di polizia penitenziaria e non solo non
concessi e/o violati. La piazza in sostanza sarà la nostra abituale dimora
qualora il ripristino di condizioni umani e sopportabili non troveranno spazio
nelle agende non solo dei nostri dirigenti ma anche e soprattutto dai
discutibili politici che ci governano”.
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