L'unita' nazionale e' un valore per l'81% dei cittadini, secondo un sondaggio realizzato dall'istituto Demopolis in occasione del centocinquantesimo. Soltanto il 15% degli intervistati, distribuiti a Nord e a Sud, ritengono che si tratti di una "forzatura storica". E' tuttavia diversificata l'opinione sugli effetti sociali ed economici nei diversi contesti regionali: criticita' vengono sottolineate al riguardo da oltre il 40% dei residenti al Nord e dal 38% di chi vive in Sicilia e nel Mezzogiorno. Dovendo scegliere, in termini di identita', l'appartenenza territoriale preferita, il 38% opta per l'Italia, meno di 1 su 5 sceglie l'Europa, il 43% la propria regione o citta'. Piu' romani, fiorentini, siciliani o veneti che italiani, dunque. Anche dopo 150 anni. "L'appartenenza localistica e le criticita' sul processo storico -sostiene Pietro Vento, direttore di Demopolis- non intaccano comunque l'orgoglio di dichiararsi italiani, ribadito dal 78% dei cittadini intervistati da Demopolis. Un orgoglio basato per lo piu' su elementi ne' politici, ne' civili: il patrimonio storico-culturale, ricordato dall'83%, la bellezza paesaggistica dell'Italia, la tradizione enogastronomica, la moda, il design e il made in Italy". A 150 anni dal 17 marzo 1861, appare diffusa tra i cittadini la convinzione di un'Italia decisamente poco unita sul piano sociale ed economico: troppi, per il 62%, restano gli squilibri tra le diverse aree del Paese. Gli italiani percepiscono in modo chiaro le differenze anche nella qualita' dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni: valutazioni positive per il 56% dei residenti al Nord, per il 47% di chi vive nelle regioni del Centro, profonda insoddisfazione, al 23%, nel Sud e nelle Isole.
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