ROMA - "La separazione delle carriere è un vecchio pallino della destra, anche di quella che i signori di oggi preferiscono non citare e non ricordare. In Senato in questi giorni stiamo assistendo a un dibattito surreale: l’opposizione spiega i perché di una riforma sbagliata e dai banchi della maggioranza non si alza alcuna voce. Per loro va bene così, a loro è stato detto – da Nordio e Meloni – che deve andare bene così.Ma di cosa ha bisogno il sistema giustizia del nostro Paese? Non certo di questa riforma, che non ne risolve i problemi atavici e, anzi, ne aggiunge altri di non poco conto.
È tutta l’azione del governo sulla giustizia in generale che non ha ragion d’essere e che trova giustificazione esclusivamente nella voglia di rivalsa verso un potere, quello giudiziario, percepito come ostile. Una riforma punitiva che ha il chiaro intento di mortificare le toghe e assicurare su di esse un maggiore controllo da parte della politica. E basta leggere il testo della riforma per capirlo.
Nel provvedimento non c’è ad esempio una sola disposizione, una, che intervenga sulla velocizzazione dei processi.
Davvero era così urgente cambiare la Costituzione per solo l’1% - questa è la percentuale ufficiale – dei pm che chiedono di cambiare ruolo? Assolutamente no e lo sanno bene anche loro.
Tuttavia, come d’abitudine, creano un problema e orgogliosi fanno finta di trovare la soluzione; ma questo serve a distrarre l’opinione pubblica dai problemi reali, dai problemi che questa maggioranza non è in grado di risolvere.
E allora, sul tema giustizia, li invito a fare un giro in Abruzzo, nei tribunali che hanno promesso di salvare e nelle carceri.
Sui tribunali abruzzesi è ancora tutto da vedere. Io e il collega del partito democratico Fina siamo stati convocati per il 15 luglio al ministero della giustizia, vedremo cosa verrà fuori. Di certo c’è che questa maggioranza ha sottovalutato la questione, bocciando la nostra richiesta di proroga e promettendo una rapida soluzione. Arriverà, questa soluzione? Spero sinceramente di sì.
Un giretto dovrebbero farlo anche nelle carceri, a iniziare dalla casa di reclusione di Sulmona: una specie di far west dove entrano droga e telefoni con facilità imbarazzante e dove la situazione non esplode in maniera drammatica solo grazie al prezioso e incessante lavoro della polizia penitenziaria.
Quello che vale per l’Abruzzo vale per l’intero Paese. Ma per loro non è urgente. Prima c’è da mortificare la magistratura e metterla sotto l’esecutivo e la politica. Tutto il resto può attendere.
Così in una nota la senatrice Gabriella Di Girolamo, intervenuta nell’Aula del Senato nel corso della discussione sul disegno di legge sulla separazione delle carriere".
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