SULMONA - "Sarebbe stata rimproverata per aver indossato in servizio un capo di vestiario diverso rispetto a quanto previsto dal regolamento e cioè non utilizzando scarpe che il decreto ministeriale prevede in materia di corretto utilizzo dell'uniforme. Quello che ha dell'incredibile è che, alla risposta data dall'agente redarguita circa il fatto che aveva da tempo fatto più volte richiesta di poter avere ciò che di regola l'amministrazione avrebbe dovuto garantirle senza però essere mai stata esaudita, il funzionario di turno l'avrebbe invitata a comprarsi ciò che, in maniera a questo punto illegittima, l'amministrazione non le riusciva ad assicurare.
Tutto questo sarebbe accaduto nel carcere di massima sicurezza di Sulmona. Laddove cioè da diverso tempo a questa parte si stanno avendo grossi problemi di ordine e sicurezza legati all'introduzione fraudolenta di telefonini e droga oltre che diritti sacrosanti al personale.
In sostanza al carcere di Sulmona non solo non viene assicurata la giusta schermatura in termini di sicurezza (tematica che abbiamo più volte denunciato e chiesto di risolvere) ma non garantita risulta essere la sufficiente copertura dei diritti soggettivi finanche in tema di vestiario.
Insomma al danno di non riuscire a vivere, arrivati a questo punto, in uno stato di diritto si aggiunge la beffa di essere rimproverati per una cosa che dovrebbe garantire l'amministrazione stessa ma che di fatto l'amministrazione non assicura.
Il clima che si respira all'interno del carcere di Sulmona non dovrebbe essere dei migliori.
A peggiorare lo stato d'animo degli agenti sembrerebbe ci siano ( notizia da accertare) pressioni su come ci si dovrebbe comportare fuori dal contesto lavorativo.
Sembrerebbe, addirittura, che un agente fuori servizio sia stato ripreso per il tipo di abbigliamento dallo stesso utilizzato ( canottiera ?) per andare in giro per la città e, cosa ancor più incredibile, sembra che si sia esortato il personale a non presentarsi in servizio con auto ammaccate o finanche con parti arrugginite.
Se così fosse ci si ritroverebbe davvero di fronte al fatto che al carcere di Sulmona ci si impegna e molto a vedere la pagliuzza nell'occhio salvo non accorgersi della trave in esso conficcata.
-Cosi il componente della segreteria nazionale Cnpp-Spp Mauro Nardella-
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