Regione ed ISPRA definiscono inoltre arbitrariamente e senza alcun riferimento oggettivo come "modica quantità" il numero di 19317 fringuelli !"
Lettera aperta 18/06/2025
a Marco Marsilio Presidente della Giunta Regionale
presidenza@regione.abruzzo.it
a Giuseppe Imprudente Assessore della Giunta Regionale con delega alla Caccia, Pesca ed Agricoltura
vicepresidenza@regione.abruzzo.it
a Luigi Ricci Direttore del Dipartimento per il monitoraggio e delle attività della fauna selvatica la tutela dell’ambiente e per la conservazione della biodiversità dell’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale
luigi.ricci@isprambiente.it; bio-dir@isprambiente.it
Caccia in deroga nella Regione Abruzzo a 8.221 Storni e 19.317 Fringuelli
Apprendiamo quanto segue dalla lettura della recente Delibera della Conferenza Permanente Stato Regioni https://acrobat.adobe.com/id/urn:aaid:sc:EU:c57a43b0-81ff-4d49-b210-2b013d1818ee:
Premessa
L’autorizzazione alla caccia in deroga di specie non venabili può essere concessa alle Regioni ai sensi dell’articolo 9, comma 1 lettera c) della Direttiva 2009/147/CE e dell’art. 19 bis della legge 157/1992 con le seguenti motivazioni e prescrizioni:
Direttiva 2009/147/CE articolo 9, comma 1 lettera a) e c)
1. Sempre che non vi siano altre soluzioni soddisfacenti, gli Stati membri possono derogare agli articoli da 5 a 8:
a) nell’ interesse della salute e della sicurezza pubblica
b) nell’interesse della sicurezza aerea
c) per prevenire gravi danni alle colture, al bestiame, ai boschi, alla pesca e alle acque
d) per consentire in condizioni rigidamente controllate e in modo selettivo la cattura, la detenzione o altri impieghi misurati di determinati uccelli in piccole quantità.
L. 157/1992 art. 19 comma 2
<< Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, per la tutela della biodiversità, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche e per la tutela della pubblica incolumità e della sicurezza stradale, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica…>>
L.157/1992 art. 19 bis comma 2
<<…Le deroghe possono essere disposte dalle regioni e province autonome, con atto amministrativo, solo in assenza di altre soluzioni soddisfacenti, in via eccezionale e per periodi limitati…>>
<< …Le deroghe devono essere giustificate da un'analisi puntuale dei presupposti e delle condizioni e devono menzionare la valutazione sull'assenza di altre soluzioni soddisfacenti…>>
Con la citata Delibera la Conferenza ha approvato la ripartizione, tra le regioni e province autonome, delle “Piccole quantità” di storno e fringuello prelevabili in deroga, per il 2025, come da tabella:
Per quanto sopra esposto, le associazioni firmatarie chiedono ai destinatari della presente, ognuno per le proprie competenze, la ratio alla base della richiesta di deroga, considerato che circa la metà delle Regioni italiane non intende abbattere storni e/o fringuelli.
In particolare, sia nella richiesta sia nel parere positivo rilasciato da ISPRA, non si offrono giustificazioni ai sensi della normativa sopra richiamata per l’abbattimento di una specie come il fringuello, a cui è difficile attribuire “gravi danni alle colture, al bestiame, ai boschi, alla pesca e alle acque” e che non è certo causa delle gravi minacce contemplate nelle citate disposizioni. Ancora più incomprensibile è il motivo per il quale sarebbero cacciabili meno della metà degli storni, a cui si attribuiscono danni alle colture, rispetto ai fringuelli. Se ne trova conferma ricercando sul portale della Regione Abruzzo https://www.regione.abruzzo.it/agricoltura e nel vigente Piano Faunistico Regionale, da cui non risultano danni alle colture attribuibili al Fringuello, né tanto meno problemi connessi alla <<salute e sicurezza pubblica>> o alla <<sicurezza aerea>>.
D’altronde, nella Regione Abruzzo non vi sono dati minimamente attendibili su status e distribuzione delle specie e loro trend (perfino quelli relativi ai carnieri/tesserini venatori delle specie cacciabili sono del tutto lacunosi) e dunque risulta insussistente la fondamentale condizione posta dalla legge per stabilire deroghe, l’analisi puntuale dei presupposti e delle condizioni e la valutazione sull'assenza di altre soluzioni soddisfacenti.
Le Regioni capaci di una gestione faunistica che non sia succube dei desiderata di alcuni cacciatori hanno motivato la richiesta in deroga solo per lo Storno, in quanto specie che può causare danni alle colture.
Risulta evidente, pertanto, che queste decisioni saranno annullate dal giudice amministrativo in caso di ricorso.
Chiediamo, peraltro, al Presidente e Assessore competente se siano consapevoli che, per la tradizione venatoria regionale, in Abruzzo solo una minima parte dei cacciatori pratica la caccia nei confronti di (relativamente) piccoli uccelli (allodola, tortora, tordo). Considerato che i cacciatori locali non sono interessati a sparare a un passeriforme di appena 20 grammi di peso, l’effetto probabile della misura è di attirare in Abruzzo cacciatori delle regioni vicine determinando peraltro un danno ai cacciatori abruzzesi.
Al Direttore di ISPRA chiediamo come sia stato possibile rilasciare un parere positivo al prelievo in deroga, quando nella premessa dello stesso parere si scrive della <<impossibilità di determinare in modo attendibile la piccola quantità nel caso della maggior parte delle specie appartenenti all’ordine dei Passeriformi e, in particolare, per quelle migratrici (quali lo storno e il fringuello oggetto della richiesta in parola). A tale riguardo, è opportuno evidenziare come il calcolo effettuato da codesta Amministrazione, per determinare la cosiddetta piccola quantità, presenti delle criticità che non permettono di considerare appieno l’attendibilità dei risultati di siffatte valutazioni, tenuto conto che, ad oggi, non esistono dati che consentano di definire con certezza quali popolazioni nidificanti in Europa transitano nel corso della migrazione post-riproduttiva attraverso l’Italia e con quale frazione di popolazione>>. Le conclusioni sono, però, distoniche rispetto alla premessa (caso di scuola di eccesso di potere per illogicità manifesta): <<Ad ogni modo, in considerazione di una possibile apertura al prelievo venatorio di storno e fringuello, si ritiene che i quantitativi proposti da Codesta Regione, nei limiti indicati, rispettivamente di 8.221 storni e 19.317 fringuelli prelevabili nell’autunno 2025 in Italia, rappresentino quantità che demograficamente, se confrontate con le consistenze delle popolazioni europee delle due specie, possono essere considerate contenute (quindi “relativamente piccole”) e, pertanto, sostenibili, ovvero tali da non creare significativi rischi di impatto demografico sulle popolazioni complessive delle due specie, sempre se considerate a scala europea. >>
Ci si domanda, inoltre, quale sia il motivo/criterio, in assenza di censimenti a scala regionale, per il quale sarebbero cacciabili meno della metà degli storni, a cui si attribuiscono danni alle colture, rispetto ai fringuelli e quale sia la motivazione “scientifica” per cui il numero di storni e fringuelli cacciabili per ogni regione risulta direttamente proporzionale non ai danni e/o allo status e trend delle specie, ma solo al numero di cacciatori!
Ancora al Direttore di ISPRA, ma anche al competente Assessore, chiediamo se abbiano valutato che autorizzare la caccia al Fringuello determina rischi enormi per specie simili, ma molto meno comuni, come la Peppola e il Frosone, che molto difficilmente verrebbero identificate dai cacciatori prima dello sparo, anche perché spesso tendono a formare gruppi misti. Sul rischio di confusione tra specie durante l’esercizio dell’attività venatoria esistono innumerevoli segnalazioni negli anni da parte dello stesso Istituto".
Stazione Ornitologica Abruzzese APS
Presidente
Massimo Pellegrini
Lega Italiana Protezione Uccelli Delegato regionale Abruzzo
Stefano Allavena
Ass.ne per la tutela degli uccelli rapaci e dei loro Ambienti
responsabile per l’Abruzzo
Fabio Borlenghi
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