SULMONA - "Nel corso di laurea in sociologia, si ha modo di imparare un illuminante principio di Melvin Kranzberg (1917-1995, USA, docente di storia della tecnologia):"La tecnologia non è né buona né cattiva; non è neanche neutrale".Questa massima torna a proposito nel leggere la cronaca di questi giorni su un fatto accaduto durante le prove dell 'esame di maturità a Sulmona, su uno studente, censurato per aver usato lo smartphone, contravvenendo alle regole. Un episodio sul quale prima se ne è diffusa la notizia e poi, per timore degli effetti negativi, creati da cotanto "rumore mediatico" sul ragazzo, dalla dirigenza scolastica dell'istituto se ne chiede, giustamente, un abbassamento dei toni, quasi un silenzio, una sorta di oblío. Succede però, proprio chiedendo di non parlarne, di suscitare maggiore curiosità ed interesse.
Si tratta di un fenomeno molto attuale e che chiede un'attenta riflessione, proprio perché oggi si parla sempre più di "I.A", "Intelligenza Artificiale", che sta rivoluzionando molto anche il mondo economico globale. Iniziamo subito col dire che qui non è assolutamente sotto processo il comportamento trasgressivo dello studente, bensì non silenzio, tabù, omertà, ma luce, comprensione e considerazione del fenomeno, perché ci offre l'opportunità, uno spunto per pensare, chiarire, migliorare. La domanda da porsi è: perché, in piena era della rivoluzione digitale, radicalmente paradigmatica, che è stata definita più profonda di quella della stampa, c'è il bisogno di vietare l'uso dello smartphone in sede di prove d'esame?
Perché, cosa fa lo smartphone? È uno strumento che ti dà l'accesso, ti connette ad internet, ai contatti sociali e personali, col mondo esterno. Cose che in era analogica erano inimmaginabili.
Da una parte ci sono le regole ed è giusto che vengano rispettate. Le regole, sappiamo pure che dovrebbero essere però dinamiche e non statiche nel tempo, poiché la società è in continua evoluzione, così pure la tecnologia. Le norme andrebbero soprattutto comprese per essere meglio condivise ed accettate. Come recita quella massima mutuata da Confucio nella didattica: "Se mi dici, dimentico; se mi fai vedere, ricordo; se mi coinvolgi, mi fai fare, capisco".
Quindi la scuola se deve misurare la preparazione intrinseca del proprio discente è giusto che tale misurazione non sia falsata da influenze conoscitive che non fanno parte del bagaglio personale di conoscenze dello stesso. E questo passaggio credo possa essere chiaro, poiché a Scuola ci si va anche per imparare le regole. Abbiamo esempi anche nel mondo sportivo: per l'atleta che si dopa c'è la penalizzazione.
Ma mentre il doping è comunque nocivo anche nell'ordinario, l'uso dello smartphone oggi, in era digitale, è diventato di uso quotidiano, sollecitato, essenziale e quasi insostituibile.
Addirittura in periodo di pandemia se ne chiedeva l'uso agli studenti e si è dimostrato un mezzo ammortizzante gli effetti negativi prodotti dal COVID.
Quindi vietarne l'uso in modo inquisitorio che richiama alla mente "Il nome della rosa", ambientato in epoca medioevale, di Umberto Eco (quello degli apocalittici ed integrati), in cui leggere i libri era visto dissacrante, non va bene. È anche vero però che di questo potente mezzo tecnologico, farne un uso indiscriminato, può essere deleterio, pericoloso. Non a caso, oggi, l'Intelligenza Artificiale fa anche paura!
L'istruzione e la Scuola, hanno sempre combattuto l'ignoranza, favorendo l'apertura verso il futuro, l'evoluzione umana, il bene.
la Scuola però oggi, lasciata sola, non può farcela se la società non l'aiuta. È vero che come istituzione necessiterebbe di un maggiore sforzo di innovazione per essere più adeguata ai tempi, però siamo ad un punto in cui la Scuola, pur avendo contribuito all'evoluzione dei tempi ora è al punto che non riesce più a contenerne i confine, la gestione, in rapporto con l'ambiente esterno che vive sempre più di parvenze e non di Etica!
La riflessione, probabilmente, su cui dovremmo più focalizzarci ed orientarci per meglio formare e per un mondo migliore è proprio sul senso dell'Etica.
Non sarebbe male che al principio in premessa: "La tecnologia non è né buona né cattiva; non è neanche neutrale", aggiungessimo, adeguandolo: "e consentita, purché sia etica".
http://www.innovatoripa.it/users/giovannipizzocchia
(*) Giovanni Pizzocchia "Innovatore della P.A" in quiescenza.
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grazie
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