Ma per salvare i 4 tribunali cosiddetti minori il fattore tempo, come hanno ricordato diversi componenti del gruppo di lavoro, è vitale. L’operazione può giungere alla meta velocemente attraverso il disegno di legge che riprende integralmente il testo dell’emendamento al decreto legge 80/21 approvato all’unanimità in tre diverse Commissioni (Giustizia, Bilancio e Affari Costituzionali) del Senato e con la copertura finanziaria, stralciato dalla presidente Casellati in zona Cesarini. Sindaci, presidenti di province e degli ordini degli avvocati, quindi, che stanno ragionando anche sull’organizzazione di manifestazioni in sede locale o nazionale, fanno pressing sui parlamentari affinché difendano i palazzi di giustizi delle 4 città sia per evitare danni pesantissimi sul fronte socio economico che per il contrasto alla criminalità organizzata in avanzata.
Al fianco degli amministratori e gli avvocati si sono schierati anche i “pastori di anime” delle 4 città: gli arcivescovi Bruno Forte (Chieti-Vasto) ed Emidio Cipollone (Lanciano Ortona) e i vescovi Pietro Santoro (Avezzano) e Michele Fusco (Sulmona-Valva) hanno espresso totale “solidarietà con i tanti che si oppongono alla chiusura dei cosiddetti Tribunali minori. A pagare le conseguenze di tale chiusura”, hanno scritto in una lettera appello al ministro della giustizia, la cattolica, Marta Cartabia, “sarebbero i più deboli, le tante persone che hanno bisogno di ricorrere alla giustizia e che hanno ben pochi mezzi per farlo. Allontanare la prossimità del luogo di giudizio significherà per tanti rinunciare al ricorso ai Tribunali, inducendo la sfiducia nelle istituzioni e nell’attenzione che lo Stato dovrebbe avere soprattutto nei confronti di quanti hanno minori mezzi e possibilità. Ci appelliamo alle Autorità preposte perché si soprassieda alla paventata chiusura e si cerchino soluzioni adeguate ai problemi riscontrati, ascoltando le urgenze della nostra gente, rappresentate anche da voci competenti del mondo della giustizia e dagli amministratori locali”.
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