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venerdì 1 settembre 2017

RANALLI:"VOGLIO ESSERE IL PRIMO A FARE UN PASSO INDIETRO, A STEMPERARE I TONI"

SULMONA - "Mi dispiace dover tornare sull’argomento, ma che il presidente del consiglio comunale fosse in ferie lo testimoniano due PEC inviate dalla stessa Katia Di Marzio a me ed alla segreteria della presidenza: 1) la prima, del 16.08.17 ore 10:29, con cui dice “comunico che a far data dal 19 c.m. e fino al 3 settembre sarò in ferie. Saluti”; 2) l’altra, del 30.08.17 ore 12:27, con cui dice “vista l’emergenza incendi comunico il mio rientro in sede in data odierna, rientrando nella pienezza dei poteri. Si ringrazia per l’attività svolta fino ad oggi. Saluti”.
Acclarato una volta per tutte che chi mi taccia di aver proferito affermazioni false e mendaci ha riassunto le proprie funzioni solo in data 30.08, mi preme ribadire che non ho mai accusato nessuno di essere in ferie; ho semplicemente riferito che, vista l’assenza istituzionale del presidente, per le legittime vacanze, era mio precipuo compito il dover convocare l’Ufficio di Presidenza per concordare la data e l’ordine del giorno del Consiglio Comunale richiesto dalla minoranza, come stabilito dall’art. 8, comma 1, lettera j, del Regolamento per il funzionamento del consiglio comunale.
Ciò detto per opportuna ed ulteriore chiarezza e per ristabilire la verità dei fatti, devo evidenziare anche che la motivazione addotta per sconvocare la riunione di ieri è sembrata risibile se non preoccupante. Ed infatti, nell’sms ricevuto alle 10:52 per annullare l’incontro fissato alle 11:00 (otto minuti prima !!), si leggeva che quanto perpetrato era dovuto all’ “acuirsi dell’emergenza”. Delle due l’una: o si è trattato di una semplice scusa per giustificare il blitz teso ad evitare il confronto politico; oppure, a distanza di quasi quindici giorni dall’inizio dell’incendio, nonostante tutti gli sforzi dei volontari, dei vigili del fuoco, degli operatori della protezione civile, dei militari e di tutte le eroiche persone coinvolte nelle operazioni di spegnimento, e nonostante il notevole dispiegamento di mezzi, la situazione si sarebbe addirittura acuita, per ripetere il termine utilizzato dalla Di Marzio.
Inoltre, nel comunicato stampa diramato ieri dal Presidente emerge un processo alle intenzioni, un pregiudizio: ovvero, senza conoscere le motivazioni e gli argomenti che la minoranza avrebbe portato in consiglio, si è ritenuto che l’aula consiliare si sarebbe trasformata in un’arena. Argomentazioni evidentemente smentite dalla predisposizione di un ordine del giorno, mostrato nel suo testo integrale alla stampa ieri mattina, con il quale si chiedeva di avviare le procedure finalizzate al riconoscimento sia dello stato di emergenza nazionale che dello stato di calamità naturale. Il documento, condiviso dall’intero Consiglio comunale, avrebbe rappresentato l’unità della città, attraverso i suoi esponenti politici, contro l’immane disastro che ha colpito il nostro territorio. Però, prendo atto che nel pomeriggio, poi, la Giunta si è autonomamente determinata a deliberare sull’argomento.
Ancora, con la convocazione della conferenza dei capigruppo per lunedì 04.09, si registra l’intenzione voluta e determinata di dilazionare i tempi per la convocazione del Consiglio comunale. Ed invero, il parlare del disastro nel corso di una riunione da svolgersi quasi privatamente, rappresenta l’ennesima mortificazione del ruolo del consigliere comunale, oltre che del diritto dei cittadini a presenziare nella pubblica seduta di un consiglio comunale per prendere diretta cognizione dei fatti e delle determinazioni politiche e pratiche che si intenderanno mettere in atto.
Infine, ieri paventavo l’ipotesi di tutelarmi per le dichiarazioni, esse sì false, di Katia Di Marzio ed ho affermato che avrei chiesto le sue dimissioni al primo consiglio comunale utile. Voglio, invece, essere il primo a fare un passo indietro, a stemperare i toni; svolgiamo un ruolo importante, rappresentiamo i nostri concittadini, siamo i nostri concittadini che, nonostante le divergenze di vedute, nonostante le parole poco ortodosse, sono donne e uomini che vogliono il bene della nostra città e del nostro comprensorio. Lascio agli altri ogni decisione e scelta rispetto alle proprie funzioni e compiti. Non sono nessuno per giudicare.
Il perdono è la vera arma".


Fabio Ranalli